Riunioni tanto attese, adrenalina e una concreta minaccia che bussa alla porta. Il settimo episodio di Ahsoka, il penultimo per questa stagione, ci proietta verso il gran finale: l’ultima battaglia nel tentativo di lasciare Peridea.
Echi dal passato

Voci di guerra risuonano, lontane, ma sempre più concrete. Sta al generale Hera Syndulla convincere il Senato della loro veridicità, strappandolo dalla trincea del suo rifiuto persistente di ammettere che la Nuova Repubblica potrebbe essere in pericolo. Le fugaci apparizioni dei senatori nell’arco della serie, hanno dimostrato quanto poco abbiano imparato dal passato e quanto poco li preoccupi il futuro. Moderati da Mon Mothma – la più consapevole e diplomatica, ma che finisce per essere un vaso di coccio tra vasi di ferro – si adoperano per soffocare i timori di Ahsoka e del suo gruppo in ogni modo, giungendo persino a voler giudicare Hera mediante la corte marziale per aver disubbidito agli ordini. Ma proprio come la guerra non fa mai davvero tacere la sua voce, nemmeno chi l’ha combattuta è disposto a farlo.
In favore del generale interviene proprio Leila Organa, il cui messaggio in difesa della donna arriva tramite il droide protocollare C-3PO. Una scelta obbligata, dal momento che Carrie Fisher ci ha lasciati ormai da sette anni, ma non così scontata (ricordate Moff Tarkin in Rogue One?).
Arrivo a Peridea

Dopo essersi presa una “pausa” nel precedente episodio, Ahsoka è pronta per tornare in azione. Durante viaggio verso il pianeta d’esilio di Ezra e Thrawn non è stata certo con le mani in mano: possiamo infatti vederla mentre si allena su alcune figure di alto livello. In sottofondo, una delle venti registrazioni olografiche che Anakin le ha lasciato quando era ancora un’adolescente ribelle e indisciplinata, fatta di consigli e tecniche da imparare per sopravvivere nel caso si fosse ritrovata da sola. Un gesto premuroso e in parte inaspettato, degno di un grande maestro. Ahsoka dimostra di essere venuta a patti con il ricordo del suo mentore, riscoprendone i lati migliori, le piccole gentilezze e la cura che ha dimostrato nei suoi confronti, nonostante la crudeltà della guerra li circondasse, e soprattutto, a discapito delle sue scelte.
Accolti da un campo minato posizionato intorno al pianeta, la Jedi e Huyang sono costretti a diverse manovre evasive per mettersi in salvo dai caccia inviati da Thrawn. Il grand’ammiraglio si dimostra essere un condottiero abile, intelligente e un eccellente stratega. Agisce con calma, costruendo il suo piano sulla base di tutti gli elementi che ha a disposizione, con calcolata precisione e lungimiranza. Un avversario temibile, che nasconde, dietro un’aura di apparente tranquillità, la mentalità di un cacciatore esperto.
Tutti in campo

Il preludio all’episodio finale è scoppiettante e ricco di azione. Tra scontri arei, spade laser, blaster e arti marziali, ne abbiamo per tutti i gusti. Mentre Ezra e Sabine combattono contro i mercenari assoldati dal grand’ammiraglio e i suoi stormtrooper, Ahsoka tenta di raggiungerli in ogni modo, sfuggendo ai caccia nemici e imbattendosi in Baylan Skoll. Una rivincita attesa, un regolamento di conti intenso e adrenalinico. Quella rigidità, quella meccanicità e mancanza d’impatto che aveva caratterizzato i combattimenti nei primi episodi sembra essere scomparsa, sostituita da scontri carici di maggiore energia e fluidità.

Sconfitti i nemici, non resta che affrontare i pesci più grossi. Le streghe di Dathomir, Thrawn e il suo esercito saranno avversari davvero temibili, anche se l’impresa più grande potrebbe essere quella di riuscire a lasciare il pianeta. Ma prima, una commovente riunione tra ex allievi e maestri, anche se ormai potremmo considerarli tranquillamente una famiglia. Ezra, Sabine e Ahsoka si preparano, come noi, allo scontro finale.