Appena chiuso il primo arco narrativo del nuovo Spider-man di Wells e Romita, il quindicinale italiano propone una storia fuori dalla continuity della serie regolare, ambientata ai tempi della famigerata saga del clone (pubblicata per la prima volta negli anni tra il 1994 e il 1997 e recentemente riproposta da Panini in ben dieci Omnibus che trovate qui).
Ai testi la leggenda vivente De Matteis (L’ultima caccia di Kraven), ai disegni lo spagnolo, David Baldeon, che dà un’ottima prova di sé. La storia che De Matteis è in parte, chiaramente, nostalgica, ma molto profonda e toccante. Il De Matteis di trent’anni fa non è quello di oggi, ma per certi versi il suo è uno stile inconfondibile.
La narrazione è intima ed offre un approfondimento psicologico, già presente nelle storie degli anni ‘90, rivelando un interesse immutato nella personalità più profonda dei personaggi. Il modo in cui tale interesse è manifestato, invece, appare più delicato rispetto alla sua rappresentazione quasi estemporanea delle storie della saga del clone.
Spider-Man ai tempi di Ben
Pur essendo una storia di quasi trent’anni fa, la saga del clone attira ancora moltissimi lettori e, quindi, ci riserveremo di non raccontarne i dettagli. Basti solo che è stata sconvolgente una delle rivelazioni date da Max Brighel nell’introduzione al numero 6 di Amazing Spider-man (ASM). Ѐ possibile che una storia di trent’anni fa nasconda ancora oggi dettagli che non vanno spoilerati? Assolutamente si!
Per inquadrare le vicende narrate in Amazing Spider-Man 4-6, basti dire che sono ambientate in un periodo in cui Peter e Mary Jane (all’epoca sposati perché il colpo di spugna di One more Day non era ancora passato) si sono trasferiti e vivono lontano da New York. Peter ha momentaneamente lasciato le responsabilità dell’uomo ragno al suo clone Ben Reilly.
Ben Reilly, che ha scelto questo nome perché composto dal nome di zio Ben e dal cognome da nubile di zia May, ha avuto un animo tormentato fin dalla sua prima apparizione. Un uomo che sa di essere un clone e che ritiene una bugia tutta la sua vita, una finzione tutti i suoi ricordi. Ha vagato per le strade degli States per cinque anni prima di tornare a New York.
Nei dieci volumi della Saga del clone si racconta di come Ben riesca a costruirsi, con molta fatica, una sua identità. Ben non è il vuoto involucro che il suo creatore, lo Sciacallo, ha cresciuto da poche cellule del vero Parker. Ma è un protagonista a tutti gli effetti.
In ASM 4-6, ci viene proposto un Ben Reilly che ha già costruito una sua propria personalità, pur restando uno spirito tormentato. Le uniche persone che questo solitario Spider-Man frequenta sono la dottoressa Kafka, psicologa che gestisce la prigione riabilitativa di super-criminali nota come Ravencroft, e il suo assistente Edward Whelan, precedentemente noto come l’aberrante Vermin, affascinate personaggio introdotto proprio da De Matteis nella sua gestione di ASM e coprotagonista del già citato L’ultima caccia di Kraven. Grazie all’aiuto della dottoressa Kafka, Edward ha sconfitto Vermin e ora la aiuta con i suoi pazienti.
Oltre alla presenza di questi due personaggi, Ben ha un altro amico, che si rivelerà più di quello che mostra di essere.
Il bello di questa storia è che De Matteis l’ha formulata per dare un’ideale conclusione (anche se nulla finisce mai davvero alla Marvel) a una linea che era rimasta aperta anche dopo la conclusione della saga del clone. Un personaggio di cui non erano state date più notizie ritorna nella vita di Ben Reilly. Quest’ultimo scoprirà che, pure se irrevocabilmente compromesso, questo personaggio ha ancora tanto da dire. Ha una profondità tutta sua.
Alla fine tutto ritorna dove dovrebbe trovarsi, e non potrebbe essere altrimenti. Questo è l’unico vero problema di tutte le storie ambientate nel passato: si sa già come vanno a finire. Ma va bene lo stesso. Perché, anche se nulla cambia, tutto è cambiato e dentro di noi Ben Reilly ha acquistato una umanità nuova.
Voto: 8
Spazio all’autore
Ho letto questa storia poco dopo aver letto la saga del clone, riproposta quest’anno in formato omnibus. Forse per questo l’ho apprezzata molto più di quanto non avrei fatto se non avessi conosciuto le vicissitudini di Ben e degli altri. Ho davvero apprezzato lo stile di De Matteis che, seppur inconfondibile, è rinnovato e attuale. La consiglio senza dubbio.