Black Panther Wakanda Forever – Recensione no spoiler

Black Panther Wakanda Forever è la pellicola che chiude la quarta fase del Marvel Cinematic Universe. Una fase che si è contraddistinta nel suo essere molto altalenante, sia attraverso il grande, che il piccolo schermo, con livelli qualitativi discutibili, a fronte di una mole quantitativa di prodotti sempre più elevata. Dopotutto, continuare a produrre nuove storie, nonostante le possibilità siano infinite, a seguito di quel che sono stati Avengers Infinity War (2018) ed Avengers Endgame (2019), dei fratelli Russo, non è semplice. È per questo che si tende a produrre sempre di più, per cercare di reggere quel che è stato, cavalcandone l’onda. Non sempre ne esce qualcosa di buono, ma a volte si può uscire ancora soddisfatti.

Ritorno in Wakanda

Il secondo film dedicato alla figura di Black Panther chiude il nuovo ciclo dei Marvel Studios, mantenendo la linea che ha contraddistinto questo percorso. Lo fa, inoltre, attraverso un lungo e doveroso addio. Wakanda Forever è, infatti, dedicato totalmente al compianto Chadwick Boseman. Si prende tutto il tempo necessario per porgere l’ultimo saluto al re, ma anche alla persona che era, dietro al personaggio. Forse fin troppo. La scelta di dedicare la pellicola a Chadwick è doverosa, ma punta gran parte del tempo a ciò, smorzando spesso la piega degli eventi. Riflettendoci, però, la sceneggiatura è stata ripresa in mano, a seguito della scioccante scomparsa dell’attore, che doveva esserne il protagonista. Ciò ha senz’altro influito sulle sorti della storia, la quale ha saputo mantenersi, comunque, di buon livello.

A riportarci in Wakanda è ancora una volta Ryan Coogler, regista già del primo capitolo del 2018. Questa volta però l’obiettivo è di proseguire il retaggio di Black Panther, anticipatamente rispetto ai tempi, attraverso il personaggio di Shuri. Una scelta più che giusta affrontare la morte anche nella pellicola, senza demandare ad un sostituto, che potrebbe essere in parte irrispettoso. T’Challa era solo lui. Il passaggio del ruolo appartenuto al figlio di T’Chaka, che non sarà l’unico durante la pellicola, è stato ben reso e sofferto, come giustamente dev’essere un’eredità così pesante.

L’ambientazione e le scenografie della nazione africana, a cui si aggiungono le profondità oceaniche, sono meravigliose. Queste però non reggono la qualità del primo capitolo, probabilmente in parte causato dall’elevata mole di prodotti. A scapito di ciò gioca per lo più con la penombra, che risulta, in più occasioni, pesante. Gli effetti visivi non brillano per tutta la durata della pellicola, presentando diverse sbavature.

Con Black Panther arriva Namor, ma…

Black Panther Wakanda Forever regala momenti intensi e battaglie. Gli scontri, anche se in primo piano e resi in modo egregio, non sono il fulcro della storia. Questa si focalizza, invece, sulla volontà di andare avanti, nell’affrontare il dolore conseguente al lutto, non facendosi accecare dal desiderio di vendetta, il tutto con una forte cornice diplomatica. Una storia che è però caratterizzata, appunto, da diversi momenti che ne smorzano il ritmo. Complice una durata eccessiva che si sofferma più volte sul medesimo focus. È in grado, però, di ritornare in careggiata, mantenendosi grazie ad una colonna sonora che si sposa alla perfezione con le scene d’azione e ad una trama che, risulta alla fine di tutto, ben sviluppata e non banale.

I rapporti tra i personaggi in gioco, non solo i principali, ma anche le stesse nazioni ed agenzie di spionaggio, risultano convincenti e ben articolate.
L’introduzione di Namor non snatura la controparte cartacea. Anche se il pubblico è diviso. Pur deviando in parte dalle origini fumettistiche, già dai propri genitori, queste, nella pellicola, sono contestualizzate e motivate. Non vanno a sminuire quel che il personaggio rappresenta. Dopotutto, con oltre un decennio di MCU alle spalle il pubblico dev’essere abituato a questi aggiustamenti ed aggiornamenti. Soprattutto se risultano essere sviluppati con un proprio senso logico, fine alla trama, mantenendo la struttura originale e l’essenza che, quella figura, rappresenta.

Ma oltre a Namor, lo stesso popolo atlantideo, di cui ne è il re, ed il rapporto che si viene a costruire con la nazione del Wakanda risultano essere ben costruite e strutturate. Meno, lo è invece, quello della nazione africana col resto del mondo, soprattutto a causa degli atteggiamenti vittimistici della regina.

Black Panther Wakanda Forever è quindi promosso?

Black Panther Wakanda Forever risulta essere un buon prodotto. Introduce una nuova potenza mondiale e più di un personaggio di notevole spessore.
Ma occorre far luce anche sugli aspetti meno riusciti. La durata e la scelta di scandire il ritmo delle volte fa percepire la lunghezza della pellicola, che in qualche momento si fa pesante. Gli effetti visivi che non danno sempre il loro meglio, virando molto sulla scelta di una fotografia scura, non aiutano. Cade, inoltre, vittima di plot twist più sensazionalistici che altro. In grado di illudere lo spettatore, ma che terminano con un nulla di fatto, spesso inevitabili in questi prodotti e con lo scopo che rappresentano. Per questo motivo, quando si parla di un film Marvel, si passa oltre.

VOTO: 7,5

Spazio all’autore

Il secondo film dedicato alla Pantera Nera è anche quello che chiude la fase 4. Lo fa riassumendo la qualità dell’intera fase, attraverso diversi alti e bassi per tutta la pellicola. Io l’ho apprezzato per come Namor ed il suo popolo sono stati caratterizzati ed introdotti, oltre che per aver potuto ammirare Riri Williams. Gli scontri sono ormai certezza nell’entusiasmare lo spettatore, almeno quelli. Una storia ben strutturata, anche se una mezz’ora in meno avrebbe sicuramente giovato notevolmente.