Bussano alla porta (Knock at the Cabin in originale) è il quindicesimo film alla regia di M. Night Shyamalan, autore capace di convincere quasi tutti con le sue prime pellicole come il Sesto senso(con il quale è stato candidato all’Oscar), Unbreakable e Signs, per poi finire a vincere i Razzie Award per Lady in the water e L’ultimo dominatore dell’aria.
Come sarà andata questa volta? Scopritelo in questa recensione senza spoiler del film uscito nelle sale italiane il 2 Febbraio 2023.
La regia – tensione ai massimi livelli
Il punto forte della pellicola è sicuramente la regia, Shyamalan mette in mostra tutto il suo grande talento, ogni inquadratura è studiata nei minimi dettagli, sicuramente le location ridotte hanno aiutato nel risultato, ma in fondo anche quella è stata una precisa scelta del regista. Un esempio è dato da Dave Bautista, già “ingombrante” di suo, grazie a delle inquadrature dal basso sembra un vero e proprio gigante che svetta su tutto il resto del cast.
La tensione è sicuramente la sensazione più preponderante nell’intero film, come spesso capita nelle opere di Shyamalan. Già dalle prime battute, quando facciamo la conoscenza di due personaggi siamo catapultati in una spirale d’ansia che ci abbandonerà soltanto alla fine della pellicola, grazie a dei dialoghi e soprattutto a delle azioni dei personaggi che lasciano sempre lo spettatore sul filo del rasoio, cercando, soprattutto nella prima parte della pellicola, di capire dove stia andando a parare la storia. Si rivela inoltre azzeccata la scelta di non mostrare le scene troppo violente, in modo quasi da lasciare allo spettatore immaginare come i fatti siano accaduti realmente.
Sinossi e sviluppo – tutto perfetto, ma…
Il film è l’adattamento cinematografico del romanzo del 2018 La casa alla fine del Mondo (The Cabin at the End of the World) scritto da Paul G. Tremblay. Trattasi di un thriller psicologico apocalittico nel quale una bambina e i suoi genitori, mentre sono in vacanza in una baita isolata, vengono presi in ostaggio da quattro sconosciuti armati, che chiedono alla famiglia di compiere una scelta impensabile per evitare l’apocalisse. Da qui il tema della scelta e delle conseguenze pregnerà tutto il film, in una spirale di inquietudine, che forse viene rovinata sul finale dal solito spiegone di Shyamalan, che non resiste mai a lasciare con il dubbio lo spettatore. La conclusione risulta infatti un po’ scontata già dopo le prime fasi, in un vortice di ripetizione nella pellicola che dopo un po’ risulta quasi didascalica e stucchevole.
I personaggi – un cast perfetto
La pellicola ruota, in pratica, intorno ad appena sette personaggi, tutti perfettamente caratterizzati, funzionali alla storia ed interpretati magistralmente dagli attori:
- Dave Bautista interpreta Leonard, il capo del gruppo di rapitori, un omone grande e grosso, ma che riserva più di qualche sorpresa, a partire dal suo impiego;
- Jonathan Groff nei panni di Eric, è il più pacato dei papà di Wen, che cercherà sempre di trovare una mediazione;
- Ben Aldridge è Andrew, intraprendente e cinico marito di Eric, con una storia personale veramente toccante;
- Nikki Amuka-Bird interpreta Sabrina, come per Leonard, dal lavoro che svolge normalmente nella vita, non ci si aspetterebbe mai che si possa ritrovare in una situazione del genere;
- Kristen Cui nei panni Wen, carinissima bambina che risulterà subito simpatica a tutti gli spettatori;
- Abby Quinn interpreta Adriane, una madre che si ritrova in questa situazione per tentare di salvare suo figlio;
- Rupert Grint è Redmond, il più rissoso membro del gruppo dei rapitori.

Considerazioni finali
Bussano alla porta è un film che mantiene sempre sul “chi va là” lo spettatore, che viene trascinato sin da subito nella storia, grazie a dialoghi ben scritti, attori convincenti ed una regia magistrale, in un turbinio di tensione che non cala mai fino a fine pellicola. Il finale poteva sicuramente essere meno didascalico, manca infatti quel coraggio in più da parte di Shyamalan di lasciare un po’ di mistero e dubbio nello spettatore, con lo spiegone finale si lascia, invece, la sala con un po’ di amaro in bocca. La visione è comunque assolutamente consigliata, soprattutto agli amanti del genere, che per più di metà pellicola non resteranno sicuramente delusi.
Spazio all’autore: Il film supera per quanto mi riguarda abbondantemente la sufficienza, fosse soltanto per la regia di Shyamalan, il cast e la continua tensione che questo connubio è riuscito a trasmettermi. Lo spunto di base è veramente interessante e per tutta la prima parte della proiezione ero incredibilmente soddisfatto, poi purtroppo una serie di ridondanze, a mio avviso, poco oculate in una pellicola così breve, mi hanno fatto storcere il naso ed, anche, intuire dove sarebbe andata a parare la pellicola facendo calare il mio apprezzamento. Per rispondere alla domanda che ho fatto nell'incipit della recensione, per me questo film si colloca in una via di mezzo tra i capolavori del regista e i suoi film meno riusciti, consiglio quindi la visione, anche per capire quanto possa fare la differenza in un film normale una regia a dir poco ottima, peccato sia arrivato così presto, perchè almeno nella shortlist come miglior Regia agli Oscar 2024, io già ce lo vedrei! – Mattia – Fidia Nerd