Siamo tutti sognatori.
Siamo tutti desiderosi.
Bramiamo tutti a qualcosa.
Quando il sogno diventa ossessione, siamo tutti divoratori.
L’essere umano ha la tendenza a voler superare i propri limiti, è capace di tutto per poter arrivare al suo scopo e spesso l’unico modo per arrivare al successo è il dover distruggere chi è davanti a noi.
Gli altri diventano ostacoli da scansare e surclassare.
Non conta nessuno. Contiamo solo noi.
L’egoismo diventa il punto fisso della nostra esistenza, nessuno è più importante di noi stessi.
Diamo l’anima per noi stessi, ma quando arriviamo al nostro tanto bramato obiettivo, ci sarà comunque qualcuno che ci divorerà.
Siamo tutti divoratori, siamo tutti cannibali.
Questo è Cannibale, un tagliente racconto scritto da Yu Aku e disegnato dall’immenso maestro Kazuo Kamimura. (Qui per conoscere le altre opere recensite del maestro).
Nel 1971, Kazuo Kamimura collabora per una nuova serie manga con l’amico Yu Aku, paroliere di fama, presentatore televisivo e pubblicitario conosciuto nell’agenzia in cui entrambi lavoravano: il frutto del loro lavoro è Cannibale, storia di una ragazza di provincia disposta a tutto pur di arrivare a essere la star più luminosa del Giappone.
Lo spirito tanto graffiante quanto poetico di Aku, acuto osservatore degli aspetti più oscuri dello showbusiness, si fonde alla perfezione con la capacità di Kamimura di creare personaggi femminili in grado di trasmettere carisma travolgente e sensualità con un solo sguardo, dando vita a una scalata verso le stelle appassionante e attuale negli anni Settanta come oggi.
– Trama dell’editore
Divorare o essere divorati
L’opera narra la storia di una ragazza che sogna di diventare la più grande star del Giappone, disposta a fare di tutto per raggiungere il suo obiettivo, anche a divorare chiunque le si pari davanti.
La vita di Namiki sembra fatta per lo più di sesso e violenza. Gli uomini che attrae a sé finiscono per essere distrutti, assorbendo capacità e forza, per poi rigettare i loro corpi una volta accresciuto il suo potere.
L’opera si incentra principalmente sul mondo dello spettacolo, racconta tutta la spietatezza e la crudeltà di quel mondo mostrando il doppio viso delle persone e di come tutti puntino al successo usando gli altri come mezzo per arrivarci.
Le tematiche e lo stile
Yu Aku affronta tantissimi temi durante il racconto incentrandosi prettamente sul vivere e il morire, sia fisico che mentale, mostrandoci la contorta mente dell’essere umano e di come essa possa essere annebbiata dall’incredibile forza esplosiva dell’invidia che inevitabilmente trasforma gli assetati di potere in burattini della società capaci di tutto pur di non cadere da quel piedistallo bramato. Una sopravvivenza che porterà inevitabilmente alla morte interiore.
I disegni di Kazuo Kamimura sono pazzeschi, i corpi e gli sguardi dei protagonisti raccontano da soli una storia, emozionando il lettore alla vista. Sono gioia pura per gli occhi.
L’opera turba molto chi la legge, non si è mai abituati alla spietatezza dell’essere umano, e quando essa è davanti ai nostri occhi, tendiamo inesorabilmente ad abbassare il viso e andare avanti.
L’edizione italiana
L’edizione curata da Jpop è composta da un unico volume di grande formato, carta utilizzata è di primissima qualità che permette di godersi appieno le tavole che risultano di capaci di far risaltare i disegni del maestro.
Nonostante la grande mole di pagine (circa 400) il volume risulta essere molto maneggevole e comodo da sfogliare.
Nota di merito alle postfazioni inserite dall’editore in tutti i volumi della Kamimura Collection che ci raccontano, ancora una volta, tante curiosità, facendoci scoprire sempre più un grandissimo autore come Kazuo Kamimura che è andato via troppo presto.
Uno sguardo al Maestro
Kazuo Kamimura nasce a Yokosuka, nella prefettura di Kanagawa, il 7 Marzo 1940 e ci ha, purtroppo, lasciato l’11 Gennaio 1986, all’età di 45 anni. Autore di innumerevoli capolavori, lo ricordiamo principalmente per le pubblicazioni di Lady Snowblood, Il Fiume Shinano, La Pianura del Kanto, Il Club delle divorziate, I Fiori del Male e Dosei Jidai (L’età della convivenza). Quest’ultima opera è da molti considerata il suo capolavoro per eccellenza, nonché l’opera in cui riesce totalmente a mettere a nudo la sua poetica e la sua drammaticità rivoluzionando totalmente il modo di disegnare e vivere un manga. Fautore del gekiga, è stato uno dei primissimi autori a narrare argomenti considerati da sempre un tabù, come la sessualità, la perversione e la convivenza. Argomenti ancora oggi visti, purtroppo, di cattivo occhio.
Un tratto distintivo dell’autore è la capacità di disegnare tavole totalmente senza balloon ma capaci di mostrare totalmente i sentimenti e le emozioni dei protagonisti spingendo il lettore ad immedesimarsi totalmente nell’opera.
Tra le opere inedite dell’autore ritroviamo: Akuma no You na Aitsu, Okise no Chibusa, Utopia e Maria.
Un paroliere d’altri tempi – Yu Aku
Yū Aku nasce il 7 febbraio 1937 e si spegne il 1 agosto 2007. Originario della prefettura di Hyogo, ha contribuito a scrivere storie e testi per molti artisti sin dal 1967. Oltre 500 delle sue composizioni rilasciate come singoli sono entrate nella classifica Oricon giapponese. Dal 2015, con un numero totale di vendite di 68.3 milioni di copie, Aku è diventato il secondo paroliere con il maggior numero di vendite dietro soltanto a Yasushi Akimoto.
Nei suoi quarant’anni di carriera come paroliere, Aku ha ricevuto numerosi premi. Tra questi, ha vinto il Japan Record Award per la musica cinque volte. Ha anche vinto il quarantacinquesimo premio Hiroshi Kikuchi per la letteratura e ricevuto nel 1999 la Medaglia d’onore con nastro viola dal governo giapponese per il suo grande contributo all’industria dell’intrattenimento in Giappone.
Il 12 Settembre 2001, Aku si è sottoposto ad un intervento per la rimozione di un cancro al fegato. Ha successivamente ripreso il suo lavoro, continuando comunque a lottare contro la malattia sottoponendosi alla chemioterapia, finché non è deceduto il 1 Agosto 2007 di cancro all’uretere.
Spazio all'autore: L'opera è di forte impatto e ci apre gli occhi su molti aspetti che spesso passano in sordina. La critica dei due maestri è evidente e ci fa tanto riflettere. Nel complesso l'opera è ben fatta sotto molti punti di vista nonostante non la considero la miglior opera del duo. Ciononostante è godibile e la lettura scivola in maniera perfetta! – Francesco – Crea.tivedreamer