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Darling In The Franxx – Recensione

Con l’uscita dell’ottavo e ultimo volume, è giunto il momento di tirare le somme per quanto riguarda il manga di Darling In The Franxx.
Andiamo a citare la trama, recuperandola direttamente da Animeclick.

La storia è ambientata in un lontano futuro, in cui la Terra è ormai devastata e l’umanità si è stabilita nella città fortificata mobile Plantation. I piloti “prodotti” dentro Plantation vivono a Mistilteinn, anche conosciuta come “gabbia per uccelli”. Bambini e ragazzini vivono lì dentro ignari dell’esistenza di un mondo esterno e della libertà e dell’ampiezza dei cieli. La loro vita ha il solo scopo di portare a termine le missioni assegnate, ossia combattere contro delle misteriose forme di vita giganti, denominate Kyoryu, pilotando i robot Franxx. Guidare un Franxx vuol dire esistere. Un ragazzo di nome Hiro, Code:016, una volta era ritenuto un prodigio, tuttavia, col passare del tempo, è rimasto in dietro rispetto ai suoi coetanei, tanto che ora la sua esistenza è ritenuta non necessaria. Non pilota più un Franxx e ciò equivale a cessare di esistere. Un giorno una misteriosa ragazza, “Zero Two“, dalla cui testa spuntano due corna, appare dinnanzi a Hiro…

…e da qui le cose si fanno un pizzico interessanti.

Non è chiaramente un manga la cui trama spicca per originalità. E’ però sicuramente un manga fresco, frizzante, dinamico e che va dritto al sodo.
Subito dai primi volumi vengono gettate le basi per una serie di misteri e intrighi che avvolgono le esistenze dei nostri protagonisti, fatti che verranno svelati tutti d’un botto a storia conclusa.
Va detto che tutti i personaggi sono ben caratterizzati e facilmente distinguibili, ognuno con un proprio carattere e con le proprie caratteristiche unici.

Ovviamente nel parco comprimari spiccano in due: Hiro e Zero Two.
Dove il primo è un ragazzo timido e introverso, ma intelligente e coraggioso, la seconda è una vera e propria forza della natura: tutta l’opera sta in piedi grazie alla caratterizzazione della “ragazza”: originale, trasversale, misteriosa e travolgente.

Chiaramente come anticipato non è una saga propriamente originale. Anzi. Pesca a piene mani dagli stilemi del genere. I robottoni sono sì ben caratterizzati, ma senza particolarità uniche. E la trama è sì interessante, ma nulla di sconvolgente o imperdibile.

Il disegno è molto pulito: dove le parti slice of life possono essere semplici da disegnare, i combattimenti tra mecha e nemici sono stati ben realizzati.

Diciamo pure che la componente ecchi la fa da padrona ed è una delle poche cose che ci spinge ad andare avanti con la lettura.
Nulla di imprescindibile, insomma, ma consigliato agli amanti del genere.
Plauso ovviamente all’edizione Star Comics, che ci ha portato sì dei tankobon classici, ma con sovvracoperta e diverse pagine a colori, ad un prezzo più che onesto.

Forse, essendo un’opera derivata, la controparte anime è decisamente più interessante e memorabile: meglio buttarsi su quella.

VOTO: 6,5

Spazio all’autore

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Non avevo visto l’anime. Mi sono buttato subito sul manga. Non mi aspettavo chissà cosa, ovviamente. Ma sono rimasto un po’ deluso dall’opera: veramente niente di che. Dove la trama lascia decisamente a desiderare, è invece indimenticabile Zero Two. Un personaggio davvero da 9. In soldoni, senza infamia ne lode.