Diabolik 2: Ginko all’attacco – Recensione no spoiler

Il film di Diabolik diretto dai Manetti Bros. ,uscito lo scorso anno, aveva un grosso peso sulle spalle: rendere credibile a livello nazionale, ed internazionale, il cinecomic italiano. I produttori (Mompracen e Rai Cinema) avevano puntato tutto sul personaggio forse più iconico della nona arte italiana, il re del crimine già portato sullo schermo negli anni sessanta da Mario Bava. In un momento in cui i fumetti italiani si stanno affacciando con decisione al cinema (vedi anche il recente Dampyr di qui abbiamo parlato qui)

Il progetto messo in mano ai Manetti Bros. era di livello stellare, a partire dal cast: Luca Marinelli, l’attore italiano forse più in voga, nel ruolo del protagonista aveva fatto saltare sulla sedia più di un fan: l’idea che l’attore romano andasse ad interpretare il villain per eccellenza, dopo la sua performance nel ruolo dello Zingaro in Lo chiamavano Jeeg Robot, non poteva che destare stupore ed entusiasmo.

La splendida Miriam Leone venne scelta per Eva Kant e la sua somiglianza dimostrava come l’attrice fosse nata per quel ruolo.

In ultimo il bravissimo Valerio Mastandrea ricopriva il ruolo di dell’ispettore Ginko, l’eterna nemesi del ladro.

A completare il cast Alesssandro Roja, Claudia Gerini, Roberto Citran e Serena Rossi.

Nonostante le premesse, il risultato al botteghino non è stato esaltante, ma ha comunque portato a due sequel, il primo dei quali è adesso in sala, ma andiamo ad analizzare nel dettaglio.

Diabolik (Gianniotti) e Ginko (Mastandrea)

Il nuovo Diabolik e le new entry nel cast

Le critiche al primo film furono molte, su tutte le interpretazioni di una parte del cast e in particolare sulla performance di Marinelli, molto limitato dalla staticità del personaggio di Diabolik e sulla scarsa performance dei comprimari. Il primo film a noi è piaciuto, non lo nascondiamo, anche se molti hanno criticato l’eccessiva lentezza, elogiandone però la fedeltà al materiale originale, le scenografie e le musiche (con la canzone La profondità degli abissi di Manuel Agnelli premiata ai David di Donatello ed ai Nastri d’Argento)

Ma com’è il sequel?

I Manetti Bros. hanno aggiustato il tiro: ritornano sia Miriam Leone che Valerio Mastandrea, mentre Marinelli ha dovuto dare forfait per Diabolik 2 e 3 (il terzo è già stato girato dopo il 2) abbandonando il ruolo per altri impegni.

Al suo posto l’attore italo-canadese Giacomo Gianniotti, che gode di una certa fama in America per il suo ruolo in acune stagioni di Greys Anatomy, qui al suo primo ruolo da protagonista nella sua nazione natia.

Altre new entry nel cast riguardano Monica Bellucci nel ruolo di Altea, l’eterno amore dell’ispettore Ginko mentre Alessio Lapice e Linda Caridi vanno ad interpretare due agenti della polizia facenti parte della squadra di Ginko.

Canzone principale non più in mano a Manuel Agnelli, ma a Diodato, in forma strepitosa.

Anatomia di un sequel

Raramente in Italia assistiamo a dei sequel, men che meno a delle trilogie.

L’idea dei Manetti Bros. di farne una su Diabolik è incredibile e va lodata. Così come bisogna apprezzare la loro fedeltà al materiale d’origine, che traspare anche qui.

Come dicevano, i due registi hanno aggiustato il tiro, rendendo il secondo film più dinamico e d’azione, con una trama più scorrevole ed intricata della precedente.

L’intro è da film di James Bond, con i titoli di testa cantati da Diodato che sono un vero omaggio a 007 e hanno quell’atmosfera pop che ricorda anche il primo Diabolik targato Bava.

Il nuovo Diabolik di Gianniotti è forse più fedele esteticamente al personaggio, e la sua interpretazione appare più in linea con i canoni della serie, anche se l’attore, da un punto di vista tecnico, non è allo stesso livello di Marinelli. E’ interessante notare quanto poco si veda Diabolik sullo schermo, infatti in questa pellicola il ladro cede notevole minutaggio, la pellicola va infatti a concentrarsi maggiormente sull’ispettore Ginko e sulla sua ossessione per il villain. Gianniotti quindi ha dalla sua molti meno minuti per dimostrare il suo valore, ma crediamo che avrà la sua grande opportunità nel terzo e conclusivo capitolo della saga.

Miriam Leone è sempre splendida, bellissima; nel primo capitolo era la protagonista assoluta, mentre qui, come Gianniotti, nonostante il suo resti un ruolo centrale, vede diminuire la sua presenza in scena. Continua però a rivelarsi il personaggio chiave della storia e l’attrice come l’unica interprete italiana, e non solo, che vorremmo vedere nel ruolo.

Valerio Mastandrea diventa il protagonista assoluto e il miglior attore di questi due film. Si cala totalmente nei panni di Ginko diventando un tutt’uno con esso. Formidabile, ingegnoso, ossessionato: la sua unica ragione di vita è catturare Diabolik.

Nota di merito per Alessio Lapice, che porta in scena il personaggio di Roller (attore notevole ne Il primo re), mentre non è molto sviluppato quello di Elena Vanel (interpretata da Linda Caridi) ma crediamo di rivederla nel capitolo finale.

Il punto debole del cast, ci duole dirlo, è pero Monica Bellucci nei panni di Altea: per quanto sua sinuosa e sempre bellissima, l’0accento francese appare troppo finto e la sua recitazione non regge il passo con la performance di Mastandrea. Peccato.

Incredibili le musiche, spettacolari e le scenografie, sempre bellissime e curate, volutamente anni ’60.

In attesa del terzo capitolo

L’amore dei registi si vede, e la pellicola diverte ed intrattiene, più del capitolo precedente. La scena durante i titoli di coda che scorrono, cantata da Diodato, non svelano nulla ma lasciano intravedere le premesse per il capitolo finale della caccia e noi siamo in attesa di vederne gli sviluppi. Al di là delle critiche, per noi, questo Diabolik merita la visione, per un cinema italiano che tenta davvero di portare sullo schermo uno dei suoi personaggi più celebri.

Voto: 8,5

Spazio all’autore

La locandina del film

Ho apprezzato molto il primo Diabolik, e non vedevo l’ora che uscisse questo secondo capitolo, che per me supera l’originale. Diverte, intrattiene, e trovo i personaggi azzeccati, con le dovute pecche (Altea). Il nuovo Diabolik, per quanto ami Luca Marinelli, è più fedele alla controparte cartacea e trovo la fisionomia dell’attore più in linea con il personaggio. Aspetto il terzo capitolo con grande interesse.