Diamanti – recensione

Una somma degli iconici tasselli che formano la filmografia di Ferzan Ozpetek. Il firmamento è completo adesso. Diamanti è forse la pellicola più preziosa del regista turco.

Drammi, amori, amicizie, famiglia, solo alcuni dei temi che pian piano il regista ha trattato ed elaborato attraverso la macchina da presa.

In Diamanti emerge immediatamente la maestria, ormai raggiunta, di Ferzan Ozpetek. Strofinare 18 prietre preziose ed all’unisono farle scintillare…Diamanti. La direzione è davvero eccelsa!

Risulta davvero difficile trovare delle pecche in quella che si può definire un opera completa, ma elogi a parte passiamo ai profili tecnici ed artistici del film.

Trama

Ozpetek invita le sue attrici, amiche e muse, per condividere il nuovo progetto. Seduti a tavola tra cibo, champagne e chiacchere, come negli ormai noti e corali pranzi, nasce Diamanti. Un film con sole donne, per le donne. Con un tuffo nel passato, gli anni 70, tutti si spostano all’interno della sartoria cinematografica e teatrale Canova. Qui tra macchine da cucire e creatività prende forma il racconto corale e non solo delle singole vite dei protagonisti. La sartoria diviene il palcoscenico sul quale si muovono le sarte alle prese con avvincenti e stimolanti sfide professionali ma al contempo immerse nelle proprie realtà familiari e sociali. La sartoria vive tra commissioni e scadenze, le sarte tra lavoro, diritti e famiglia. In un turbinuo di emozioni, drammi e voglia di vivere, il regista tiene uniti i suoi Diamanti attraverso stoffe e bottoni, ma sopratutto attraverso i profondi legami tra le protagoniste. I costumi, forse corazze o forse maschere, come per le attrici che li indossano ma anche per chi li desegna e chi li realizza, sono solo un filtro che nasconde emozioni e sentimenti. Da Canova ogni donna combatte il proprio quotidiano. Da strazianti drammi personali, lutti, violenze eterni mali che affliggono l’emisfero rosa dell’umanità a dolci e materne carezze. Alla fine, il successo, che spesso passa dal tiranno giudizio maschile, arriva grazie allo sforzo di tutti, e le donne sanno compiere opere uniche e forse sanno giocare insieme meglio di chiunque altro. Alla fine gli abiti sono un trionfo. Due sorelle alla guida di una sartoria cinematografica che grazie alle loro diversita si completano ed si aiutano a vicenda. Gli uomini sono ai margini, forse sono i dolori della vità di ogni donna ma sono anche la speranza, come quelle riposte nei figli, l’uomo è compagno, un sostegno o anche un gioco.

Celebrazione

Tra presente e passato, vita reale e film, Ozpetek orchestra le sue attrici affinchè insieme ogni emozione emerga e travolga lo spettatore.

Diamanti celebra il cinema, non solo i costumi, le vesti che hanno forgiato capolavori cinematografici ma anche il cinema quale strumento, quale macchina dei ricordi. La settima arte è fatta per ricordare, immortalare emozioni, ricordare, fare Storia. Ciò che rimane impresso in una pellicola è per sempre.

I Costumi ci permettono di viaggiare nel tempo. Non una scelta a caso quella del regista che scrivere la storia di queste donne unite tra loro dal lavoro presso la sartoria, tra realta e finzione, cinema nel cinema presente e passato. Diamanti è ricco di citazioni, si intravede il meta cinema, appare Pirandello, un film “fatto di dettagli”. La celebrazione della sartoria italiana, delle eccelenti maestranze italiane.

L’amicizia, l’amore e l’unione sono sentimenti cardine dell’intero film, i legami devono essere forti come i punti dati per cucire che altrimenti saltano, daltronde “non serve vedersi quando ci si vuol bene”. L’amore supera le distanze, resiste allo spazio e al tempo.

La celebrazione anche di se, mettersi alla prova, grazie ad un cast stellare. Potrebbero sembrare banali le frasi che chiudono la pellicola ma in verò assolvono al ruolo di definire l’intero film. Dimanti si chiude come fosse tutto svanito, un ricordo, qualcosa che vive attraverso gli occhi di un bambino, Ferzan. La musa/mamma che tanto sostiene il proprio figlio, ed i luoghi che ormai non sono, perchè il tempo muta tutto, ma il ricordo resta per sempre.

Infine Roma, la citta eterna, la culla delle idea, la città del cinema!

Cast

Tutte tra loro, uniche insieme e sole. Le 18 bravissime attrici che hanno reso luminoso e brillante questo ultimo film di Ozpetek meritano un plauso per aver compreso a pieno ruoli ed emozioni dei propri personaggi. Il film mostra sorrisi e voci piene di gioia, si intonano canzoni, ma si alza la voce con autorevolezza, egoistici rimproveri e forti paure. Luisa Ranieri guida la sartoria Canova con rigidità nascondendo comprensione, Jasmine Trinca a volte assente e silenziosa ma pronta ad accogliere l’affetto di chi le sta vicino…e ancora Fausta, Paolina, Nicoletta e Carlotta, Nina Eleonora e Bianca…Elena, Kasia, Carla e Mara. Milena Giselda e Loredana. La rabbia di Alberta è dirompente ma viene placata dal’ironia di Geppi come la paura di Milena. Le rivoluzioni di Beatrice, una precorritrice. Bottoni rosa bottoni blu è destinata a divenire un’altra icona del cinema, una frase purtroppo perfetta per i nostri giorni.

Il talentuoso cast è davvero l’anima di questa pellicola, personaggi diversi ma simili che riescono a far scorrere i 135 minuti che ci separano dall’inizio alla fine in moso cosi armonioso e scorreole come mai non era accaduto in altri film di Ozpetek. Il film sono loro, la storia il vestito, la sartoria una casa per tutte loro.

Luci, fotografia, set.

Tra passato e presente cambia poco, ma basta un minimo cambiamento della saturazione e sono subito gli anni 70.

Cosi si palesano gli anni settanta in Diamanti, toni caldi tra luci ed ombre. Non manca il rosso quasi come colore chiave del film, ma anche il rosa, una palette di colori che sposa le protagoniste e non solo. La stanza dei bottoni incanta quasi da far percepire l’odore che la distingue. Il quartiere, Testaccio, è perfetto per la storia del film, un quartiere vivo, popolare. La sartoria in Piazza Cavalieri di Malta, vicino al famoso buco della serratura dell’Aventino è la location perfetta. Una palazzina adibita a sartoria, un luogo quasi magico dove si vive tra finzione e realta. Gli arredi dell’epoca rendono calda ogni scena, sono quasi un invito ad accomodarsi per fare una prova.

Musiche

Torna dopo La finistra difronte con Gocce di Memoria Giorgia e lo fa con una melodia dedicata che ricorda l’importanza delle canzoni nel cinema. La sua canzone, Diamanti, parla di come si intreccino i destini, occasioni e unioni…unica! Ma i film sono fatti anche di musiche ed il maestro Giuliano Taviani con Carmelo Travia sembrano avere scritto la colonna sonora come se avessero vissuto il film stesso. Mina infine aggiunge il pepe.

Spazio all'autore: Inutile dire che i film di Ferzan Ozpetek mi piacciano, ma ho mosso critiche quando alcuni elementi erano non condivisibili. Il mio è un giudizio personale e da spettatore sia chiaro, ma riuscire a discostarsi per dare un analisi oggettiva di un opera aiuta anche ad elaborare il proprio giudizio. Diamanti a mio avviso è un gran bel film. Ozpetek esprime a piano la sua maturita dietro la macchina da presa. Ogni elemento è al posto giusto, i suoi diamanti girano insieme benissimo, e una direzione cosi non è semplice. Per molti forse troppi cliche e luoghi comuni ma secondo me si tratta solo critiche prive di logica. Ogni personaggio ha il suo background, tutto funziona da Canova, è difficile trovare qualcosa che stoni. In Diamanti i toni e e le tematiche trattate si mescolano tra loro in modo perfetto, la storia procede in modo uniforme passando da drammi a ironia con una estrema semplicità è questo lo rende speciale. Riccardo – Ruta Ruta

8
von 10
2025-01-17T17:00:00+0000