Tra un capitolo di Berserk e l’altro, Kentaro Miura si è cimentato in altri lavori che in qualche modo lo staccassero un pò dai ritmi stressanti ai quali la sua opera magna l’aveva ormai abituato. Duranki è l’ultimo grande esempio.
L’ultimo saluto del sensei
“Né uomo, né dio; né maschio, né femmina. Ušumgal è solo, nello spazio tra il Cielo e la Terra.
Armato solo del suo nome e del suo talento, è destinato a cambiare il mondo… “
Trama dell’editore
Data la sua origine divina e distaccata da qualsiasi realtà, Ušumgal viene proiettato in un mondo che gli appare totalmente estraneo e che affronta come fa un qualunque bambino. Con sfrontatezza e, soprattutto, un enorme curiosità.
Trattandosi di un’opera che, purtroppo, rimarrà incompiuta, c’è davvero poco da dire sulla trama. Se non che, nonostante i soli sette capitoli che sono stati pubblicati, è comunque molto intricata e interessante.
Una trama ispirata ai miti greci e mesopotamici, che Miura ha saputo unire alla perfezione, con molti aspetti “onirici” e “celestiali”, proprio come il protagonista.
In un mondo che non è il suo, Ušumgal dovrà comprendere cosa sono la morte e la distruzione.
C’è da dire che, inizialmente, quest’opera era completamente diversa. Non era neanche intitolata “Duranki”, ma “Amazones”.
All’interno del volume è possibile trovare una ricca sezione di extra composti principalmente da schizzi realizzati da Kentaro Miura stesso e dall’intero soggetto, scritto da quest’ultimo, di quello che all’inizio doveva essere l’opera in questione.
Il progetto originale doveva essere un isekai, con protagonista un appassionato di storia che si trovava catapultato nella terra delle leggendarie Amazzoni.
Un’idea alquanto interessante. Se non fosse che ai tempi in cui fu proposta l’idea, il mercato era già pieno di opere dello stesso tipo. Il progetto fu quindi accantonato e trasformato in quello che leggiamo oggi. Un racconto di avventura condito da elementi mitologici e con un protagonista dal sesso non definito.
Nonostante quella che si legge oggi non fosse l’idea originale, Miura non si abbatté e decise di affidare la quasi totalità del progetto allo Studio Gaga, il gruppo di assistenti che negli ultimi anni di vita del maestro, hanno contribuito alla realizzazione dei disegni di Berserk. Una scelta fatta per “testare” l’abilità di tali artisti nello storytelling sia dal punto di vista della scrittura e sia soprattutto da quello dei disegni.
Leggendo il volume, ci si accorge che il compito è stato svolto egregiamente.
Spazio all'autore: Anche se di Kentaro Miura c'è poco in questa storia, tralasciando il soggetto del progetto originale, e anche se si tratta di un manga incompleto, dopo averlo letto, mi sono sentito abbastanza soddisfatto e affascinato dal world building e ovviamente dai magnifici disegni. Peccato che si tratti di un'opera incompiuta, perché secondo me sarebbe uscito fuori qualcosa di a dir poco spettacolare. – Alessandro – Comic Books Passion