È successo un guaio – Recensione

Un crocevia di poliziotti corrotti, malavita e tensioni sociali profondamente radicate. Nella città di mare senza mare, Lorenzo Palloni racconta una nuova storia dalle tinte noir – genere divenuto quasi un marchio di fabbrica per il fumettista italiano – dotata di una vena di comicità sottile, ma palpabile. Una ventata d’aria fresca se pensiamo a lavori come La Lupa, Delusi dalla preda o Burn Baby Burn (qui la nostra recensione), dove, diciamocelo, la comicità scarseggia. Edito da Saldapress È successo un guaio inaugura un ciclo di racconti collegati fra loro, ma leggibili anche separatamente. Alle prese con la sua prima serie, Palloni ci porta nella città ligure di La Spezia, attraverso le vie tortuose e trafficate di un luogo selvaggio intriso di disuguaglianza.

È successo un guaio

L’agenzia investigativa Hari è un posto particolare. Metodi poco ortodossi e conti in rosso, il tutto condito con un po’ di giustizia fai da te. La famiglia Malocchi gestisce l’attività, destreggiandosi tra il lavoro investigativo, coinvolgimenti personali, incomprensioni, omicidi e un tessuto sociale che richiede giustizia a gran voce, anche con mezzi meno leciti. Gli elementi del noir ci sono tutti, tra detective, mafiosi e poliziotti dalla dubbia moralità impegnati in una pericolosa danza gli uni con gli altri. Non manca quel totale senso di disincanto, o la sensazione di una società in crisi, che racchiude nel suo caotico tessuto urbano i problemi e le contraddizioni del nostro paese. L’intreccio che ne deriva ha un ritmo serrato, fatto di rapidi cambi di prospettiva.

Nadia Malocchi, burbera matriarca senza peli sulla lingua, è solita iniziare le telefonate ai suoi figli con le parole “è successo un guaio”. E quei guai toccano a Jo – rabbiosa madre di famiglia orgogliosamente grassa e tenace – e a Dami – ex poliziotta transgender – risolverli. Per venire a capo di un caso particolarmente difficile, le sorelle tentano di coinvolgere il fratello Kris – isolatosi da tempo e in terapia per depressione – una specie di Sherlock Holmes della famiglia, il più portato per le investigazioni.  

Cittadina di provincia

La Spezia che Palloni descrive è povera: di empatia, di sicurezza, di cultura. È un crocevia di passaggio, un intoppo prima della bellezza delle Cinque Terre. Sotto certi aspetti per lui, che ha La Spezia ha vissuto e lavorato, è un po’ come tornare a casa. La città descritta è in parte frutto della sua esperienza, con elementi tangibili per chiunque si trovi a passare di lì. Altri sono totalmente inventati, per licenza poetica necessaria. Ciò che emerge dalle tavole affollate, rumorose e vive è un tessuto cittadino multiculturale e diviso da pregiudizi sociali e identitari. La sensazione è quella di trovarsi in un caotico mercato dell’ora di punta. Il ritmo della narrazione è impeccabile: concitato e perfettamente coadiuvato dai disegni, scorci della vita privata dei protagonisti intrecciati con le indagini su una serie di attentati iniziati con la morte di un giovane rider dominicano.

È un mondo sporco quello che l’autore racconta, fatto di poliziotti violenti, rider sottopagati, immigrati di cui nessuno si cura. I protagonisti sono personaggi realistici, profondamente umani nella loro imperfezione. È successo un guaio è prima di tutto uno scorcio sulla vita di una cittadina scossa da eventi più grandi di lei. Il nome volutamente tralasciato, ma altrimenti intuibile, amplia lo sguardo del lettore: questa periferia potrebbe essere la mia, queste strade quelle del mio quartiere. Il rapporto tra i membri della famiglia Malocchi – sebbene disincantato, rozzo, ma fatto di sincero supporto – stempera una storia altrimenti molto più cupa. L’accettazione della transizione di Dami è naturale e sdoganata da possibili monologhi sdolcinati; la terribile esperienza vissuta da Kris lascia cicatrici indelebili e profonde, ma non viene colpevolizzata. Non mancano i litigi tra fratelli e la madre, ma sembrano più dettati dalla frustrazione e da un atteggiamento duro che da vero risentimento nei confronti gli uni degli altri.  

Uno sguardo al passato, ma più moderno

  L’uso del bianco e nero si adatta al tono della storia: la bicromia di Burn Baby Burn, i colori gelidi de La Lupa e i toni del grigio di Delusi dalla preda vengono del tutto accantonati in favore di un tratto spoglio di qualsiasi aggiunta, ma sufficiente perché il messaggio penetri. Il tratto di Palloni delinea figure solide, tangibili nella loro bidimensionalità. Il nero della china crea buchi oscuri pronti non a inghiottire le malefatte del mondo, ma ad amplificarle. Ogni tavola è costituita da una stratificazione di vignette, disegni sovrapposti e intrecciati in una gabbia Bonelli controllata ma libera di muoversi, più contemporanea e sperimentale.

È successo un guaio inaugura un nuovo ciclo per l’autore aretino, che sembra meno smanioso di accantonare in fretta il progetto appena concluso in favore della volontà di sperimentare più a lungo con protagonisti già conosciuti, da approfondire ulteriormente a 360°. Sembra proprio quindi che i fratelli Malocchi ci accompagneranno ancora per un po’. Del resto l’inaugurazione di questa primissima serie suggerisce proprio un cambio di approccio nei confronti di quelle creature fatte d’inchiostro che chiamiamo personaggi. Si tratterà di un caso isolato o sarà l’inizio di una nuova carriera da scrittore seriale?  

È successo un guaio : Una storia scritta, come sempre, in modo impeccabile. Ho apprezzato la smorzatura data dagli sprazzi di comicità, soprattutto nel rapporto tra i tre fratelli Malocchi. Il messaggio politico non è stato smorzato e i toni noir si sono mantenuti intatti, senza raggiungere i livelli di drammaticità di altre narrazioni precedenti come Delusi dalla preda. Un approccio che alleggerisce la tensione prevista da un racconto di questo tipo, donando un nuovo equilibrio alla narrazione. Una serie che si prospetta davvero interessante! Margherita -_maggie_r

7.5
von 10
2024-12-19T12:52:36+0000