Quante forme ha l’amore?
L’amore può essere solamente sano?
Esiste l’amore malato? E può effettivamente chiamarsi amore?
L’amore è sinonimo di bene o è puro egoismo?
Quante domande, forse troppe, ma in fondo il concetto stesso di amore è così confuso e contorto che può essere assimilato e associato a tutto.
L’amore è così carnalmente soggettivo che chi pratica il male e la tossicità pensa di praticare amore.
L’ossessione è spesso scambiata per amore.
La possessione è spesso scambiata per amore.
Il colmare il proprio vuoto interiore è spesso scambiato per amore.
Forse l’amore è colmarsi a vicenda, o forse no.
Forse l’amore nemmeno esiste e noi siamo qui a discuterne inutilmente.
L’amore è tutto ma è anche niente.
Questo è Fetish, una raccolta di storie brevi ma molto particolari firmata da Kaoru Fujiwara.
Cinque storie, cinque differenti forme di amore “estremo” tratteggiate secondo suggestioni narrative differenti, che vanno dal surreale al morboso al thrilling, ma sempre con sorprendente e disturbante schiettezza e “carnalità”, e impreziosite da uno stile grafico raffinato ed elegante, glaciale eppure intenso. In un susseguirsi di bende, ferite e cicatrici, metafora dell’insanabilità delle lacerazioni interiori, le protagoniste del volume ci mostrano i diversi volti assunti della femminilità: donne come figure angeliche o meri oggetti, come vittime o carnefici, fragili o incrollabili. Autolesionismo, voyerismo, tortura, sadismo, feticismo: forme estreme della passione o disturbi ossessivi? Ma poi, c’è davvero differenza?
– Trama dell’editore

Una raccolta di storie
Ogni storia è fine a sé stessa e ognuna di essa ci mostra un modo di “amare” diverso dal solito.
Nel primo racconto si parla di perdite e ritrovamenti. Il nostro protagonista è solito non dar peso ad oggetti tendenzialmente importanti per lui e si accorge della loro importanza solo dopo averli perduti per sempre, o forse no.
Nel secondo racconto si parla di stalking ed ossessioni ma sotto una chiave particolare e diversa dal solito. La protagonista subisce un trapianto di cornea e torna a vedere dopo anni di buio, ma i suoi occhi le mostrano la visione di sé stessa da cieca. Una leggenda narra che chi dona la propria vista, dona anche i propri ricordi…
Nel terzo racconto, forse il più intricato e complesso, si parla di possessione e schiavismo. Il protagonista, un dottore, tiene la sua cavia segregata per utilizzarla un giorno come “pezzo di ricambio” per la sorella, unico membro della famiglia rimasto, gravemente malata. Una volta utilizzata per il suo fine, scoprirà che quel rapporto malato era per lui amore.
Nella quarta storia si parla di dubbi e perplessità in cui un tassista incontra per due volte una cliente incinta nello stesso giorno, ma la seconda volta è totalmente piatta.
Nell‘ultimo racconto, che dà titolo alla raccolta, si parla di puro amore tossico basato sul fetish. La nostra protagonista, vittima di un’incidente, cade preda di un ragazzo ossessionato dalle bende.
L’amore smembrato
L’opera smembra totalmente i concetti di amore e fetish mettendoli totalmente a confronto in modo da trovare similitudini e un’inevitabile distanziamento. Le storie trasudano di vissuto per quanto malato esso sia e il lavoro dell’autrice è sublime da questo punto di vista.
La mangaka riesce a mostrare in poche tavole i pro e i contro delle relazioni più estreme e anormali in cui ci si può imbattere e lo fa senza mai cadere nel volgare o nel banale.
Lo stile dell’opera
La narrazione è scorrevole e il volumetto si fa leggere facilmente tenendo totalmente il lettore incollato alle storie narrate.
Lo stile di disegno è tipico della Fujiwara con tratti morbidi ma particolari in cui spiccano le espressioni dei volti dei personaggi che mostrano tutte le loro emozioni e inquietudini.
L’opera riesce ad avere un ritmo sempre bilanciato con un alone di mistero e inquietudine che riecheggia nell’aria.

L’edizione italiana
L’edizione proposta da Star Comics è del vecchio formato sottiletta ma di grandi dimensioni che risulta stantio e non a passo con i tempi.
Una riedizione è doverosa per un’opera simile.
L’opera risulta reperibile solo nell’usato a prezzi ragionevoli.
Uno sguardo all’autrice
Kaoru Fujiwara nasce il 5 aprile del 1978 e attualmente vive a Tokyo.
Dopo essersi diplomata all’accademia debutta come mangaka professionista nella seconda metà degli anni ’90 sulla rivista Kimi to Boku della Sony.
Il suo stile è delineato da corpi snelli, spigolosi, capelli impalpabili: è un tratto delicato quello della sensei Fujiwara, ma efficace e adatto alle tematiche – spesso a tinte horror – da lei trattate.
L’eleganza non abbandona mai i movimenti dei suoi personaggi, che sembrano quasi sfilare nelle varie vignette o mettersi in posa, in attesa di uno scatto fotografico.
Nella maggior parte dei casi, le espressioni sui loro volti sono serie, tristi, assenti, e di sicuro questo è un tratto distintivo della sua arte, capace di far affiorare in superficie i tormenti e le debolezze più profonde dell’animo umano.
Tra le sue opere troviamo: Kindai Renai, Shikou Shounen, Mukashi no Hanashi, Omae ga Sekai wo Kowashitai nara, Door to Heaven, Rakuen, Fetish, Sono Saki no Fukei, Hoshi no Koimonogatari e Yoru no Sanaka.

Da un bel po’ sono incline a perdere gli oggetti.
– Fetish
Sono sempre le cose più importanti che perdo, e sempre dopo averle perdute, mi rendo conto di quanto significhino per me.
Spazio all'autore: Ho apprezzato tanto questo volume e sono contentissimo di aver approcciato un'autrice simile. Certamente non è un'opera per tutti, ma secondo me vale la pena di essere letta! – Francesco – Crea.tivedreamer