Giorni di sabbia – Recensione

La graphic novel di Aimée de Jongh racconta la sofferenza della Dust Bowl americana. Questo termine indica una serie di tempeste di sabbia che colpirono gli Stati Uniti centrali e il Canada durante gli anni ’30, un fenomeno causato dall’utilizzo di tecniche agricole inappropriate e dalla mancanza di una rotazione colturale.

Stati Uniti, 1937. Sono gli anni della Grande Depressione. Un giovane fotografo viene inviato in Oklahoma per documentare la povertà estrema e la lotta per la sopravvivenza delle famiglie di contadini che vivono nella Dust Bowl, una vasta regione funestata dalla siccità e da gigantesche tempeste di polvere. In quel deserto americano John Clark farà esperienze e incontri che cambieranno per sempre la sua vita. Un commovente, intenso romanzo a fumetti ispirato alle storie vere dei “dannati della terra” sullo sfondo della crisi agricola nell’America di Roosevelt. Lo stesso scenario che ha dato vita ai libri di John Steinbeck, ai reportage fotografici di Walker Evans e alle canzoni folk di Woody Guthrie. Aimée de Jongh, autrice e graphic journalist olandese di successo internazionale, dopo cinque anni di ricerche negli Usa ha creato un racconto toccante che si rivela quanto mai attuale. Best-seller in Francia e Olanda, vincitore di numerosi premi, un libro che ripropone i temi dell’impatto dell’uomo sull’ambiente e delle catastrofi climatiche. E al tempo stesso una profonda riflessione sul ruolo dell’informazione e sulla “verità” delle immagini. Con un’appendice di documenti e storiche fotografie d’epoca.”

– Trama dell’editore

Giorni di sabbia è l’unione di un fumetto storico “romanzato” e un vero autentico reportage. La storia si concentra prevalentemente nella zona più ad ovest dell’Almerica che comprende Oklahoma, Kansas e Texas. John Clark, un giovane fotografo assunto dal governo proprio per documentare le difficoltà delle popolazione più colpite dalla Dust Bowl, racconta il tutto.

Aimée de Jongh decide, per lunghi tratti, di impostare la storia come un vero e proprio reportage. Assenza di testi, primi piani, tavole toccanti e sofferenti fanno da padrone per gran parte del volume, questa scelta narrativa risulta una scelta sensata e vincente. L’obbiettivo di Clark è quello di catturare la sofferenza e la difficoltà della popolazione con la sua macchina fotografica e, di conseguenza, la scelta dell’autore di ridurre al minimo (in alcuni capitoli) i testi risulta coerente con le vicende che andremo a vivere. Ma questo silenzio non coprirà l’intero volume. Man mano che il giovane fotografo si addentrerà all’interno della popolazione anche i testi prenderanno piede e con questi anche la vita delle persone si farà sempre più presente. Le loro enormi difficoltà vissute all’interno di una comunità forte emergeranno sempre di più.

Altro aspetto che risulterà vincente, nonostante la forte contrapposizione con il clima generale della storia, è lo stile di disegno. Uno stile delicato, leggero quasi disneyano smorzato da colori poco vivaci. Questa fortissima contrapposizione rende tutto, almeno a prima vista, surreale ma lentamente, pagina dopo pagina, problema dopo problema, tutto prenderà più senso.

Giorni di sabbia è un racconto duro di un periodo storico quasi dimenticato e, in molti casi, anche poco chiacchierato. Una lettura che, secondo noi, andrebbe studiata a scuola come approfondimento storico. Perché nonostante il lato romanzato della vicenda ha comunque uno sguardo storico e sociale molto curato e approfondito.

Spazio all'autore: Giorni di sabbia è una vera bomba emotiva. Un racconto silenzioso che, come una lama, affonda lentamente nelle emozioni del lettore. I lunghi silenzi, i disegni incredibili e i racconti umani che andremo a vedere renderanno il tutto unico ed incredibile. Andrea – World Wide Nerd

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von 10
2023-07-02T18:30:00+0000