House of the dragon ha segnato quest’anno il ritorno a Westeros per i tanti fan orfani di Game of thrones, molti dei quali bisognosi di un ritorno alle origini dopo i passi falsi delle ultime stagioni targate Benioff & Weiss.
Questa recensione è stata scritta il più possibile senza spoiler sugli eventi narrati nella stagione.
Showrunner - il cambio al timone: tra passato e futuro
HBO ha deciso di partire con questo progetto affidandosi, in questa nuova veste, alle sapienti mani di Miguel Sapochnik, già regista di alcune puntate della serie madre.
La novità è stata Ryan Condal, conosciuto ai più per essere tra gli sceneggiatori di Hercules e Rampage con protagonista Dwayne Johnson e, per i più seriofili, della serie tv Colony con protagonista Josh Holloway.
Il neo arrivato Condal, sembra che, a partire dalla seconda stagione, resterà l‘unico showrunner del progetto, visto l’addio di Sapochnik.
La storia - un prequel tra fuoco e sangue
Trattasi a tutti gli effetti di un prequel di Game of thrones, basato sul libro Fuoco e sangue di George R. R. Martin.
Il primo volume dell’opera è uscito nel 2018, dovrebbe arrivarne un secondo ed ultimo, ma come sappiamo l’autore non è riuscito a concludere, al momento, neanche le Cronache del ghiaccio e del fuoco da cui era tratta la serie madre.
Fuoco e Sangue non è scritto propriamente come un romanzo, ma bensì più come un saggio storico, gli autori hanno l’arduo compito di ricamare sui fatti citati nel testo scritto in-universe dagli storici di Westeros.
La serie è ambientata 190 anni prima degli eventi de Il Trono di Spade e 172 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen. Descrive gli eventi che precedono e coprono la guerra civile dei Targaryen, conosciuta come la Danza dei draghi.
La struttura della prima stagione - croce e delizia
Questa prima stagione ripercorre ben 28 anni di storia di Westeros in 10 episodi, gli autori hanno quindi deciso di effettuare degli skip temporali tra un episodio e l’altro, che sicuramente rendono la storia più snella ed avvincente, ma allo stesso tempo si ha la sensazione che ogni puntata sia una sorta di nuovo pilot, dove vanno intuiti i nuovi equilibri di potere e ripresentati quasi tutti i personaggi.
Il culmine di questa scelta si ha nel sesto episodio, quando viene effettuato un recasting quasi completo, che può sicuramente aver spiazzato uno spettatore occasionale.
I personaggi - l’ottimo lavoro del cast
Uno degli aspetti più riusciti della prima stagione sono le interpretazioni degli attori, che riescono a rendere realistico il girato, nonostante le parrucche bianche, che sono costretti ad indossare per esigenze di scena.
Milly Alcock prima e Emma D’Arcy poi, restituiscono rispettivamente una Rhaenyra giovane e ribelle, ma con il peso della conoscenza di un infausto fato per Westeros e una donna salda nelle sue convinzioni e del futuro che la aspetta.
Emily Carey e Olivia Cooke danno il volto ad Alicent Hightower, dapprima figlia devota di un padre non certo tra i migliori (messo in luce da un ispirato Rhys Ifans), che comunque riesce abilmente a trovare il suo spazio a corte, per poi divenire una madre che cerca di fare tutto il possibile per i figli, anche se circondata da soggetti poco raccomandabili.
Impossibile non citare poi Matt Smith, che interpreta uno straordinario Daemon, sempre in bilico tra follia e presunzione, un secondogenito che di certo riesce a far parlare di sé lungo tutte le 10 puntate dello show.
Infine Paddy Considine, probabilmente la più grande sorpresa dello show, che porta in scena un re Viserys incredibile, con una recitazione ricca di teatralità, senza mai risultare troppo caricata, un sovrano definito dallo stesso Martin, migliore di quello cartaceo e che potrebbe dire la sua ai prossimi Emmy Awards nonostante la folta concorrenza.
La regia - Sapochnik lo ha fatto ancora
Tutti ricorderete la “Lunga notte“, terzo episodio dell’ottava stagione di Game of thrones, o forse no, visto che difficilmente avrete visto qualcosa, data la fotografia spenta e scura della puntata, bene, il buon Sapochnik dietro la macchina da presa della settimana puntata di House of the dragon ripete di nuovo l’errore, con scene cupissime anche quando ci si trova di giorno su una spiaggia, non che volessi Duccio alla fotografia, ma esistono anche le vie di mezzo.
La CGI - si poteva fare di più?
Un importante tassello per adattare lo scritto di Martin in questa serie sono i draghi, tanto agognati nella serie madre, dove erano praticamente estinti, qui ne abbiamo visti già una decina, tra una nuvola e l’altra…
Il budget di questa serie viaggia sui circa 20 milioni di dollari ad episodio, per dare un metro di giudizio, le puntate di Stranger Things 4 hanno circa 30 milioni di budget e quelle de Gli anelli del potere circa 55.
Se pensiamo che GOT ne contava circa 15 di milioni a puntata sicuramente si è voluto fare uno scatto produttivo in più, questo si nota soprattutto nei tanti diversi design dei draghi, subito riconoscibili uno dall’altro e in generale abbastanza definiti quando sono gli unici elementi in scena, le cose iniziano a scricchiolare quando sono co-protagonisti con gli attori in carne ed ossa in campo largo, ma il peggio lo si ha nelle “selle” usate dagli attori per cavalcarli, lì lo scollamento con il resto della scena si nota molto.
Trattandosi comunque di una serie tv, sono da apprezzare gli sforzi fatti e si spera sia un base su cui ripartire per le prossime stagioni, dove i draghi saranno sempre più protagonisti.
Il primo episodio - uno dei migliori pilot dell'anno
Tre ingredienti base per un buon pilot di una serie tv sono quelli di presentare sapientemente i personaggi, narrare una storia che abbia un senso e destare curiosità sulle puntate successive, “Gli eredi del drago” riesce facilmente in tutto questo, al termine della puntata si ha persino la sensazione di aver visto un ottimo mediometraggio che potrebbe concludersi lì, visto che in fondo, purtroppo, sappiamo come tutto andrà a finire.
Gli showrunner della serie inseriscono, però, uno sviluppo di trama sorprendente non presente nei libri, sul destino di Westeros, diverso come ce lo hanno raccontato in GOT, che sia uno spoiler dei libri non ancora usciti fatto inserire da Martin? e ricordiamoci, inoltre, che è in cantiere uno spin-off sequel su John Snow…
Il sesto episodio - la rivoluzione
Come accennato in precedenza il sesto episodio è il vero spartiacque della stagione, avviene un timeskip di 10 anni e il cast viene quasi interamente rivoluzionato.
Per fortuna la maggior parte degli attori non sfigura rispetto ai predecessori, anzi alcuni dei figli delle protagoniste, crescendo, assumono un ruolo chiave ed una caratterizzazione che risulteranno con l’avvicinarsi del finale il vero punto di svolta della stagione.
Doppio episodio finale - verdi o neri?
Difficile non pensare agli ultimi due episodi come un finale unico, visto che il nono episodio si concentra quasi esclusivamente sulla fazione dei verdi guidati da Alicent Hightower, mentre il decimo sui neri guidati da Rhaenyra Targaryen.
Il nono episodio è sempre stato la punta di diamante delle stagioni di GOT, questa volta invece sembra girare un po’ in tondo e con un finale che lascia più di qualche dubbio, anche se, per fortuna, verrà poi spiegato nella puntata successiva.
Il decimo, al contrario, porta in scena la reazione dei neri agli accadimenti del nono episodio, in maniera molto convincente, in un episodio ricco di pathos e con scene di una crudezza molto rare sul piccolo schermo.
Considerazioni finali
House of the dragon risulta essere una buona serie, che riesce a far rinnamorare al brand i fan di vecchia data, restituendo molte delle sensazioni provate nelle prime stagioni di Game of thrones, ma anche riuscendo ad attirare nuovo pubblico, grazie e soprattutto a delle ottime interpretazioni degli attori, superiori di gran lunga a quelle della serie madre. La regia e la CGI sono quasi sempre all’altezza del compito, riuscendo a farci immergere in posti mai visitati fino ad ora in quel di Westeros con un finale che apre prepotentemente le porte alla prossima stagione, sicuramente ricca di fuoco e sangue.
VOTO: 7.5
Spazio all'autore
Il mio giudizio su questa serie è ampiamente positivo, ma ho poco tollerato i timeskip, avrei preferito di gran lunga una narrazione lineare con continui flashback, in modo anche da avere presenti i vari attori, del doppio casting che in pratica è stato fatto, nel corso di tutte le 10 puntate.