“La mia giovinezza non fu che una oscura tempesta,
traversata qua e là da soli risplendenti;
tuono e pioggia l’hanno talmente devastata
che non rimane nel mio giardino altro che qualche fiore vermiglio.
Ecco, ho toccato ormai l’autunno delle idee,
è ora di ricorrere al badile e al rastrello per rimettere a nuovo
le terre inondate in cui l’acqua ha aperto buchi larghi come tombe.
E chissà se i fiori nuovi che vado sognando troveranno,
in un terreno lavato come un greto, il mistico alimento cui attingere forza.
O dolore, o dolore, il Tempo si mangia la vita e l’oscuro Nemico
che ci divora il cuore cresce e si fortifica del sangue che perdiamo.”
– Il nemico (Baudelaire)
Utilizzare come trampolino di lancio e start point I fiori del male per immergersi in Shuzo Oshimi per la prima volta è adatto? Beh, perché no? Se cercate nel web, o da parte di appassionati del mangaka, troverete che affermazioni discordanti. Quindi l’unica è buttarsi. Anche perché non vi è molta scelta, visto che il recupero di Oshimi non è di certo tra i più semplici, avendo diversi numeri esauriti tra le proprie serie e, spesso, l’unica alternativa è acquistare quel che è disponibile ed attendere una futura, delle volte remota, ristampa di quel numero mancante.
Recentemente è stato proprio ristampato il primo numero de I fiori del male, esaurito da tempo, con una variant esclusiva, acquistabile in bundle con il primo numero della nuova serie dell’autore, Bentornato, Alice. Con la ritornata disponibilità del primo volume vi lasciamo immaginare cos’è accaduto ai restanti volumi.
Un autore i cui diritti sono in parte in possesso della Goen ed in parte di Planet Manga è quest’ultima a portare in Italia il titolo in questione. Una serie composta da 11 numeri, serializzata dal 2009 al 2014 su Bessatsu Shōnen Magazine.
“Takao Kasuga ruba impulsivamente la tuta da ginnastica della ragazza che gli piace, ma il giorno dopo la compagna di classe che siede dietro di lui gli rivela che ha visto tutto, e comincia a ricattarlo: nel caso Takao non stipuli un certo “contratto”, lei dirà a tutti cosa ha fatto.”
– Trama tratta da Animeclick
Perversione e dipendenza
“Vieni dal cielo profondo o esci dall’abisso,
Bellezza? Il tuo sguardo, divino e infernale,
dispensa alla rinfusa il sollievo e il crimine,
ed in questo puoi essere paragonata al vino.
Racchiudi nel tuo occhio il tramonto e l’aurora;
profumi l’aria come una sera tempestosa;
i tuoi baci sono un filtro e la tua bocca un’anfora
che fanno vile l’eroe e il bimbo coraggioso.
Esci dal nero baratro o discendi dagli astri?
Il Destino irretito segue la tua gonna
come un cane; semini a caso gioia e disastri,
e governi ogni cosa e di nulla rispondi.
Cammini sui cadaveri, o Bellezza, schernendoli,
dei tuoi gioielli l’Orrore non è il meno attraente,
l’Assassinio, in mezzo ai tuoi più cari ciondoli
sul tuo ventre orgoglioso danza amorosamente.
Verso di te, candela, la falena abbagliata
crepita e arde dicendo: Benedetta la fiamma!
L’innamorato ansante piegato sull’amata
pare un moribondo che accarezza la tomba.
Che tu venga dal cielo o dall’inferno, che importa,
Bellezza! Mostro enorme, spaventoso, ingenuo!
Se i tuoi occhi, il sorriso, il piede m’aprono la porta
di un Infinito che amo e che non ho mai conosciuto?
Da Satana o da Dio, che importa? Angelo o Sirena,
tu ci rendi – fata dagli occhi di velluto,
ritmo, profumo, luce, mia unica regina!
L’universo meno odioso, meno pesante il minuto?”
– Inno alla bellezza (Baudelaire)
Come descrivere I fiori del male se non come un costante sentore di oppressione che ti pervade per tutta la durata della lettura? Il sempre presente senso di inadeguatezza, di essere inadatto alla società, l’unico non in grado di inserirsi, alla ricerca di quel che c’è dall’altra parte… un qualcosa che non esiste. Il protagonista, Takao, cerca ciò pensandolo essere al di là delle montagne che circondano il suo paesino. Un paese ormai in degrado, cui, un po’ alla volta, la natura sta riprendendo il proprio posto. Ma prima fare la conoscenza di Nakamura, Takao era un ragazzino “normale”. Un po’ introverso, immerso nelle proprie letture, ma nessuno l’avrebbe di certo additato per comportarsi in modo strano. Certo è affascinato dalle poesie de Les Fleurs du mal di Baudelaire, ma a parte ciò è un ragazzino qualunque. È proprio l’incontro con Nakamura a dare inizio ad una perversione forzata e ad un senso di estrema dipendenza verso una persona che ti fa del male, e che ti fa star male.
I brutti pensieri pervadono l’intera opera. Per questo motivo non ci sentiamo di consigliarla a chiunque. Nonostante vi siano opere certamente più pesanti, I fiori del male non è di certo da prendere alla leggera. Se si è sensibili, o si soffre di qualche forma di depressione, se già vi sentite giù di morale, o siete appena usciti da un brutto periodo… pensateci bene prima di iniziare questo percorso perché sarete costantemente tartassati da parole che sminuiscono il protagonista, con momenti di autolesionismo, fino ad arrivare a pensare al suicidio.
“Sono un insetto di merda.
Sono vuoto.
Sono un ultra pervertito.
Devo raggiungere l’altra parte e lasciare questa città di insetti.”
Ossessione e crescita
I fiori del male non concede respiro. Nonostante, forse, l’iniziale semplicità, diventa sempre più un’ossessione. Devi proseguire, leggerla tutta d’un fiato. Sotto questo punto di vista è estremamente scorrevole e non te ne puoi staccare. Tu, lettore, ti ritrovi intrappolato, con una catena invisibile. Così come Takao lo è nei confronti di Nakamura, il lettore viene sopraffatto dall’opera che è capace di farti passare un’innumerevole sfaccettatura di emozioni. Emozioni per lo più negative, interrotte da brevi spasmi di tranquillità, felicità e pace… ma il senso di rabbia, di nervoso, di inferiorità, abbandono, depressione, dipendenza ed ossessione ti pervadono, sempre. In un disprezzo, od incomprensione, della vita, del suo senso, i pensieri sul togliersi la vita ed al bisogno di aiuto.
Arrivati a questo punto vi chiederete perché mai approcciarsi a tale opera se finisce col pervaderti da una scomoda ombra di pessimismo. Domanda del tutto lecita. I fiori del male è anche un’importante crescita, in un senso di accettazione di sé. Non bisogna nascondere quel che si è veramente per conformarsi agli altri, diventando di conseguenza persone vuote… come tutti. Delle volte può essere certamente difficile esprimere sé stessi, soprattutto non conforme ai canoni della società. Sarai denigrato, visto di cattivo occhio… ma quella persona sei tu. Le persone che ti circondano devono solo imparare ad accettarti e guardare, piuttosto, dentro loro stessi.
“Anche se le mie ferite guarissero, le cicatrici rimarrebbero comunque. Prima o poi dovrò per forza affrontarle.“
Uno sguardo dentro Oshimi
Shuzo Oshimi è sicuramente riconosciuto per la sua stravaganza, o meglio perversione, con cui condisce le proprie opere. Ma non fa altro che riempire le pagine con pensieri che, alla fin fine, tutti noi facciamo. Pensieri che finiamo per nascondere, celare agli altri, ed a noi stessi, per non essere presi per dei poco di buono. Ma siamo umani e Oshimi non ha paura di raccontarci.
In I fiori del male Oshimi però va oltre. Diventa quasi una sorta di autobiografia di sé stesso. Fatti simili li ha vissuti. Quelle strade le ha percorse. Quell’altalena, ora circondata dall’erba, l’ha montata. I banchi di quella scuola li ha utilizzati anche lui. Quella città è la sua città.
I fiori del male è una lettura incredibile. Per ritmo e per il modo con cui dà il via ad una serie di eventi sempre più catastrofici per la vita del protagonista. Come da un semplice furto della tuta da ginnastica appartenente alla ragazza che piace al protagonista inizia una spirale di perversione e ricatti. Costui ne è consapevole o è solo una vittima manipolata? Nel mezzo abbiamo la musa, la Beatrice, la vergine. Saeki. Figura angelica per Takao, ma che riserverà qualche sorpresa.
Poi, quando tutto sembra finito non è che un nuovo inizio, perseguitato da vecchie ossessioni. Un senso di speranza oscurata da quei medesimi brutti pensieri che danno forma alla dipendenza ed alla ossessione. Il susseguirsi di momenti di pace, calma e gioia fanno temere per la successiva tempesta. Tutto conduce ad un finale che commuove, un qualcosa di dolce, appagante, ma impregnato da un dubbio. Una conclusione perfetta.
Spazio all'autore: C'è stato un momento che m'ha fatto pensare. Non mi sta facendo propriamente bene questa lettura. Un senso di disagio e tristezza, mancando di voglia di andare avanti, vittima ormai della storia, dipendente da essa. Se dovessi leggere “ Buonanotte, Punpun ” muoio? Ma è una lettura che divori voracemente, ne vuoi sempre più, sperando non finisca mai. – Davide – Riccidanerd