Shonen, seinen, spokon, shojo, boy’s love, ecc.
Tutti target che aiutano i lettori a orientarsi tra le varie opere. A capire quale manga rispecchi di più i propri gusti.
Un’appassionato d’azione, combattimenti e scontri tra bene e male ovviamente punterà verso uno shonen.
Chi invece è alla ricerca di qualcosa di più impegnato e maturo, si dirigerà verso un seinen.
I più romantici verso gli shojo, e così via.
Ma il voler dare a tutti i costi un’etichetta a una qualsiasi opera, non sarà limitante?
Il ridurre un’opera a un singolo genere, esaltare di essa un unico aspetto, e nemmeno quello fondamentale, induce chi non apprezza quel target a escluderla a priori dalle proprie letture. Precludendosi così la scoperta di una storia che invece sarebbe potuta piacergli.
Per non parlare di quanto la scelta dell’etichetta sbagliata, danneggi la circolazione dell’opera in sé.
Facciamo qualche esempio.
Di manga a cui sono stati affibbiati generi che, o non c’entravano nulla con la trama, o che li hanno limitati, ce ne sono diversi.

Ad esempio Yona la Principessa Scarlatta, titolo giapponese Akatsuki no Yona, edito da Star Comics, è classificato come shojo.
Tuttavia, una storia dove intrighi politici hanno portato a un golpe con conseguente assassinio del re; una principessa che si rivela la reincarnazione di un mitico sovrano e per cui smetterà i panni regali per indossare quelli di un’impavida guerriera.
Una compagnia di quattro guerrieri leggendari; un combattente soprannominato Thunder Beast tra i più abili e micidiali mai esistiti.
Una storia fatta di drammi, azione, mistero e sangue, vi sembra quella di un tipico shojo?

Tra le ultime pubblicazioni poi troviamo Lullaby of the Dawn, titolo originale Yoake No Uta, sempre edito da Star Comics e targettizzato come Boy’s Love.
In questo caso ci si trova davanti a una trama ricca di mistero, azione e solitudine.
Un mondo dove il mare si è tinto di nero e dei giovani ragazzi, se portatori di determinati segni, vengono addestrati a combattere i pericoli che arrivano da quelle acque oscure.
Solitudine, senso del dovere, rassegnazione a un destino buio e inevitabile, per il bene di qualcuno che lo dà per scontato e ti allontana per il timore di ciò che rappresenti.
Poi però arriva qualcuno. Arriva l’alba, la speranza. Il sentimento più pericoloso che esista, perché ti spinge a credere che esista una via migliore, un futuro.
Ma sarà così? O alla fine, con la notte ciò che arriverà sarà solo una delusione?
Tra tutti questi sentimenti, misteri e tante domande si snoda la storia di Elva e Alto.
Certo, trai due protagonisti nascerà un sentimento. Ma il fulcro principale dell’opera non appare di certo questo.
Bensì il mistero attorno al Mare Nero, il motivo per cui nessuno in secoli abbia cercato una soluzione, a parte condannare a una morte prematura tanti ragazzi. O perché non si parli dei mostri che spuntano fuori dal mare di notte.
Quella che si apre davanti agli occhi del lettore è a tutti gli effetti un’avvincente storia fantasy, limitata però dall’etichetta del BL che sicuramente l’ha esclusa dall’attenzione di molti.
Conclusioni.
I target sono di certo utili. In questo modo ci si riesce a orientare verso opere che rispecchiano maggiormente i propri gusti.
Ma se ci si ferma solo davanti all’etichetta, se non si guarda oltre il genere, se non si apre un po’ di più la mente, ci si limita.
Il mondo di un lettore è meraviglioso perché immenso. Ma se ci si affida solo ai target si rischia di renderlo microscopico.