Il Robot Selvaggio – Recensione

Il Robot Selvaggio, film d’animazione Dreamworks del 2024 per la regia e la sceneggiatura di Chris Sanders adattamento dell’omonimo romanzo di Peter Brown. Un film che subito attraverso trailer era riuscito a catalizzare l’attenzione per una qualità visiva sensazionale ma sarà riuscito a mantenere queste aspettative?

Origini e originalità

In un panorama animato dove si insegue sempre di più il sequel di un franchise di successo piuttosto che creare nuovi brand anche a discapito della qualità vedere uscire nelle sale film come Wild Robot è un tocca sana per l’industria cinematrografica. Soprattutto quando il film è riuscito sotto molti punti di vista.

Il film segue la storia di un robot servizievole che si attiva in un ambiente privo di umani. Roz, attivandosi incomincia a scorazzare per un’isola popolata da soli animali alla ricerca di un cliente da soddisfare. Il suo modello di linguaggio le permetterà di cominciare a capire la fauna locale, in tempo per rendersi conto di aver involontariamente causato la morte di un’oca e della sua covata. Un uovo però è rimasto intatto e Roz lo salva da una volpe solitaria intenzionata a papparselo. La volpe, Fink, che si dichiarerà furbescamente conoscitore di oche indirizzerà Roz e l’ochetta appena nata in un percorso di crescita finchè anche lui nel corso del tempo non si ammorbidirà dinnanzi a questo rapporto diventando poi parte integrante di una famiglia.

Il film si sviluppa in tre atti: un primo atto di presentazione della natura robotica di Roz e dell’istinto naturale di Fink e degli altri animali, un secondo in cui si costituisce una sorta di famiglia che permette a ciascuno di soddisfare i suoi istinti. . I temi importanti come quelli della famiglia, cooperazione, compassione, abbandono, responsabilità e maternità entrano in gioco in modo perfetto. Un equilibrio che bilancia la pellicola nei primi 80 minuti rendondolo a tratti quasi un capolavoro dell’animazione moderna. Anche grazie allo stile grafico ripreso dal bellissimo Gatto con gli stivali 2.

Infine si raggiunge un terzo atto che va alla ricerca disperata del compromesso. Un film che forse poteva osare di più ma che sul finire esagera non volendo calcare troppo la mano su una direzione netta forse per lasciarsi lo spazio necessario per creare un sequel. Un vero peccato se si pensa che i primi due atti avevano una forza grafico ed emotiva dirompente che riesce a fare breccia nei cuori di famiglie bambini e adulti.

Attraverso la natura, protagonista indiscussa, Sanders ci comunica tutta la sua forza e la sua violenza, dimostrando come la vita trovi sempre il modo di andare avanti. In questo, si strizza l’occhio alla tematica del cambiamento climatico a qualche scena che fa intuire allo spettatore che l’eden dove è naufragata la robot è tutto ciò che resta del mondo come lo conosciamo. In cui l’uomo si è instaurato in immense città protette da campanili in vetro in cui i robot come Roz servono l’uomo in quasi ogni compito.

Il robot selvaggio è sicuramente un passo nella direzione giusta da parte di Dreamworks, sperando che possa dare il là a produzioni sempre più coraggiose e che non si limitino a fare il classico compitino.

Spazio all'autore: Avevo grandissime aspettative dopo il trailer e non sono state deluse nonostante forse si potesse osare di più nell'ultimo atto. A mio parere sono state fatte scelte poco coraggiose che avrebbero reso questo film un capolavoro dell'animazione moderna. Rimane comunque un prodotto estremamente godibile e solido con un'animazione colorata che regala paesaggi mozzafiato.Film che mi sento di consigliare a tutti di vedere se amano il mondo animato. Simone – Leviatano

7.5
von 10
2024-10-12T16:00:00+0000