Che cos’è un’utopia? Una condizione irrealizzabile che trova suo completo compimento solo nel sogno e nell’immaginazione, destinata irrimediabilmente a scontrarsi con la dura realtà e con principi nascosti e radicati dietro belle parole di pace, libertà e amore. Eppure si tratta di qualcosa che perseguiamo instancabilmente, a volte prendendo coscienza delle difficoltà che la scelta di questo tipo di percorso comporta, altre rinchiudendoci nel nostro piccolo mondo apparentemente perfetto, costruito sulle menzogne che raccontiamo a noi stessi. Isole delinea il lucido ritratto di una comunità nata dalle ceneri dell’odio e della guerra, rimessasi in piedi nel nome di una vita pacifica e tranquilla, lontana dalla violenza di un conflitto senza senso e durato troppo a lungo. Se i valori sui quali questa rinata società si fonda siano fatti di solida roccia o da insidiose sabbie mobili sta solamente a noi scoprirlo.
Pubblicato per la prima volta in Francia nel 2016, il testo di Lorenzo Palloni si sviluppa al di fuori di una precisa linea temporale fatta di date e periodi storici ben definiti, inserendosi ciclicamente e in maniera sempre attuale nella nostra routine storica, caratterizzata da un conflitto quasi perenne su fronti di volta in volta differenti. Proprio la sua atemporalità rende questa narrazione lontana dal consumare il proprio messaggio, rifiutando di incasellarsi in uno specifico, e magari passeggero, movimento ideologico, sociale o politico. All’alba della guerra in Ucraina Saldapress porta sugli scaffali un’opera che ben incarna l’insensatezza del conflitto armato, al quale però crediamo di non poter rinunciare per mantenere intatto ciò che abbiamo.
Sogno infranto
Imprigionati su un’isola lontana per essersi rifiutati di combattere in una guerra insensata e in corso da decenni, un gruppo di sopravvissuti si ribella ad anni di torture e supplizi, liberando l’isola dai soldati e instaurando una nuova parvenza di democrazia. Lasciandosi la guerra alle spalle e isolandosi dal resto del mondo, la nuova comunità prospera in un clima di serenità, conducendo una vita semplice e ritirata. Un piccolo e utopico paradiso, dove il tempo sembra essersi fermato. L’arrivo di Kabé, soldato disertore dell’esercito, svela le fragilità e le menzogne di questa comunità idilliaca e apparentemente perfetta, portando alla luce tutte le sue incongruenze. Sorprendente come basti appena una sola persona per incrinare il sogno di un mondo ideale, che ha chiuso il proprio cuore e la propria mente a coloro che non appartengono alla comunità, e che teme il cambiamento perché possibile causa della sua scomparsa.

La scelta di ambientare la vicenda su un’isola conferisce una maggior aura di mistero e rafforza la sensazione di emarginazione dal mondo esterno. Si tratta infatti di un luogo che per sua stessa natura si predispone all’isolamento, all’esclusione, alla distinzione tra qui e fuori, tra noi e loro. Per un piccolo ecosistema chiuso e protetto, ciò che arriva dall’esterno crea scompiglio, paura e dubbio, se non si è pronti a riceverlo e ad aprirsi al cambiamento che esso porta con sé. Tristemente lampante il riferimento agli sbarchi di immigrati in Europa, incarnati dalla figura del giovane soldato, nei cui confronti quasi nessuno si sforza di mostrare accettazione, empatia e comprensione, dimenticando quanto in realtà siano simili a lui. A voler marcare ulteriormente questo distacco è anche il colore della pelle dello stesso Kabé, l’unica persona di colore all’interno della storia.
Noi siamo l’isola
Intrecciando visioni differenti del futuro e del mondo, Isole racchiude in sé l’immobilità e il movimento, il timore e la curiosità per ciò che ci è sconosciuto, la confusione e la lucidità nel scegliere un percorso da seguire. Ogni personaggio viene messo alla prova e gli viene chiesto di scegliere da che parte stare, cosa vuole essere e dove vuole andare. Nell’esatto momento in cui l’equilibrio si spezza, nell’istante in cui si innesca la prima scintilla di conflitto e di divergenza, ogni individuo è chiamato a mostrare la sua vera faccia alla comunità, a se stesso, ma soprattutto all’isola. Non più solo una formazione rocciosa in mezzo al mare, ma un qualcosa che vive e respira assieme ad ogni suo abitante, in una relazione quasi simbiotica dove ogni personaggio è l’isola e viceversa.

Se già con la sola scrittura Palloni delinea un quadro sfaccettato e ricco di spunti di riflessione, anche il disegno e il colore fanno abilmente la loro parte nel trasmettere un chiaro messaggio. Caratterizzato da un tratto morbido e delicato, ben diverso dallo stile più graffiante, marcato e a volte spigoloso di opere come La Lupa e Delusi dalla preda, il disegno crea un quadro armonioso e pacifico, messo ancora più in risalto dai colori ad acquerello, meravigliosamente amalgamati e che contribuiscono a delineare l’idilliaca identità che l’isola e la sua comunità trasmettono ad un primo sguardo. La sensazione di calma e di serenità trasmessi da questi due elementi ben contrastano con la decisamente meno pacifica piega degli eventi, ribadendo ancora una volta quanto sia facile lasciarsi abbagliare da qualcosa di apparentemente perfetto, senza prima aver guardato sotto la sua superficie.
Isole: Sono davvero tanti gli spunti di riflessione e i messaggi che Isole porta con sé. Una storia a tratti cupa, ma che lascia intravedere un percorso verso un domani un po' più vicino all'utopia che tanto agogniamo. Anche senza raggiungerla mai, possiamo sempre tentare di migliorare il più possibile. – Margherita -_maggie_r