Jigokuraku: Hell’s Paradise – Recensione

Jigokuraku: Hell’s Paradise, è un manga scritto e disegnato da Yūji Kaku. Serializzato sul portale online di Shueisha, Jump+, la serializzazione in Giappone ha visto l’autore impegnato per un totale di tre anni, dal 2018 al 2021. L’opera si è chiusa con 127 capitoli raccolti in 13 volumetti. In Italia la serie è stata interamente pubblicata da J-POP.

La premessa dell’opera è semplice: ci troviamo nel Giappone feudale al cui vertice siede uno Shogun avaro e noncurante. La vicenda prende le mosse da una sua richiesta: ottenere il famigerato elisir di lunga vita che parrebbe trovarsi su un’isola da cui nessuna nave mandata in avanscoperta ha fatto ritorno intera. Si tratta di una spedizione suicida, ed è proprio per questo che a venire mandato al macello è un manipolo di criminali condannati a morte – ninja, banditi, spadaccini e chi più ne ha più ne metta – spinti dalla vuota promessa di un’assoluzione completa dai propri peccati. Ad accompagnarli e tenerli a bada sono i membri di un clan di ronin (samurai senza padrone), gli Asaemon. L’isola su cui la nave sbarca è davvero assurda e, come c’era d’aspettarsi, tutt’altro che ospitale: piena di insidie e creature ostili. In altre parole, una dimensione dove non sembra esserci spazio per l’umanità…

Perché leggere Jigokuraku?

Jigokuraku, bisogna ammetterlo, non rompe in alcun modo i canoni di cui è figlio, ma mantiene un ritmo serrato e costante per tutto il corso dei volumi, senza inutili lungaggini o capitoli riempitivi che di fatto non fanno avanzare la storia principale. L’azione, soprattutto grazie ai disegni eccelsi di Yūji Kaku, risulta ben coreografata e comprensibile. Le tavole non mancano di particolari e fondali di spessore, ma le battaglie rimangono visivamente chiare e d’impatto, cosa tutt’altro che scontata. Ultimo punto di forza sono i personaggi che popolano il mondo dell’opera. Il cast di protagonisti e comprimari è molto variegato e, nonostante la serie non sia delle più lunghe, ogni membro trova un suo piccolo spazio all’interno della trama, favorendo così anche l’attaccamento da parte del lettore.

I contro dell’opera

Questo manga non è certo esente da difetti. I pregi ci sono, ma non sono sufficienti per gridare a pieni polmoni al capolavoro. La narrazione molto veloce è da una parte una nota positiva, ma dall’altra risulta in una mancanza di opportuni approfondimenti che, con un minimo di attenzione in più, avrebbero di sicuro conferito a Jigokuraku di Yūji Kaku un senso di completezza maggiore. Un neo in quest’ottica è riconducibile al sistema di poteri. Per gettarne le basi, l’autore scomoda il Tao – principio cardine del taoismo e, più in generale, della filosofia cinese – ma i tentativi di spiegarne origine e funzionamento possono confondere il lettore. Apprezzabili i riferimenti alla cultura cinese e asiatica, ma, nel grande schema delle cose, potevano essere evitati, dal momento che non vengono davvero sfruttati al massimo del proprio potenziale.

Considerazioni finali

Al netto di queste brevi considerazioni, Jigokuraku – Hell’s Paradise è una lettura molto piacevole, che mantiene alta la tensione fino al proprio climax. Insomma, da leggere tutta d’un fiato. Personaggi trascinanti, battaglie veloci e molto sceniche sapranno di sicuro accontentare i fan più accaniti del genere azione-combattimento.

Spazio all’autore

Ho trovato Hell’s Paradise un manga molto carino, con una premessa solida e uno sviluppo lineare. Interessante il concetto cardine che, partendo con il protagonista stesso, sostiene poi tutta l’opera e i personaggi. Se volete sapere quale sia, leggete il fumetto!