L’Esiliato – Recensione

L’Esiliato, pubblicato da Eris Edizioni, è la fatica più recente di Erik Kriek, l’autore, e musicista, olandese, classe ’66, che ritorna con questo nuovo titolo, ambientato nel periodo d’oro dell’epoca vichinga, intorno al X secolo d.C. Eris ha già portato dell’autore “H.P. Lovecraft, Da Altrove e altri racconti“, riproposto in una nuova edizione in tempi recenti, e “In the Pines“. L’artista si occupa a 360° dell’opera, dalla storia, ai disegni, al lavoro di documentazione, nonostante i fatti poi si discostino volutamente dalla realtà, per un racconto più romanzato. Le basi storiche, ed i riferimenti a personaggi realmente esistiti, sono però presenti all’interno del fumetto, come testimonia lo stesso autore.

Islanda, X secolo. Esiliato per aver ucciso il suo migliore amico, un guerriero vichingo torna a casa dopo molti anni. Vuole solo rifarsi una tranquilla vita da contadino assieme alla sua famiglia. Ma non tutti al villaggio sono contenti del suo ritorno. La quotidianità mite e semplice della comunità viene sconvolta dai sentimenti di rabbia e vendetta che la famiglia del suo ex amico nutre nei suoi confronti. A metà tra un “western” scandinavo e un dramma dal sapore shakespiriano, Erik Kriek ci regala una storia avvincente che ci conduce nella complessità della società islandese medioevale. Realizzato a partire da un’accurata ricerca storica, L’esiliato mette da parte lotte e invasioni sanguinose tipiche dei racconti sui vichinghi e ci mostra uno squarcio di una società che pur vivendo in un paesaggio aspro e inospitale ci ha lasciato in eredità una ricca letteratura e una cultura raffinata.
Trama dell’editore”

Una cultura di sangue, vendetta e violenza

Siamo maledetti, fratello!
Il tuo assassino sono io.
Non sarà mai dimenticato:
il giudizio delle Norne è implacabile.

– Saga di Hervor, XIII secolo, autore sconosciuto”

La cultura vichinga è estremamente ricca di saghe e racconti che richiamano costantemente al Ragnarok, lo scontro finale tra i guerrieri giunti al Valhalla e le forze del male. Saghe di eroi che hanno compiuto incredibili gesta. Una cultura che insegna a combattere da sempre, in cui la forza e la guerra è l’unica cosa che conta. Saccheggiare, violentare, prendere, in un contesto di sangue chiama sangue, in un circolo infinito di vendetta.

Un circolo che il protagonista di quest’opera desidera interrompere, nonostante nel corso dei suoi anni si sia macchiato di atti ingiustificabili, come molti altri dei suoi compagni. Ma per un uomo giunge quel momento. La presa di coscienza, il peso di morti, il desiderio di una vita pacifica, mai contemplata prima d’ora.

Hallstein Thordsson è un uomo stanco della guerra, della violenza e delle uccisioni. Arrivato ad un punto di rottura della propria vita, ora desidera solo la pace. Tale trasformazione, tale cambiamento, è paragonabile, in un certo senso, anche per le stesse visioni che vanno ad accomunarli, a ciò che si vede in Thorfinn, personaggio principale del manga Vinland Saga.

Hallstein farà ritorno nella sua terra natia, l’Islanda, dopo sette anni di esilio, durante i quali si è macchiato delle peggio atrocità, di cui ora ne porta il peso. Ma il suo ritorno in patria non sarà benvoluto. Sia per il gesto di cui si era macchiato al momento del suo allontanamento, sia per i piani che alcune famiglie hanno messo in atto. Piani che il ritorno dell’esiliato potrebbero venire vanificati.

Una saga… ma di pace

Al contrario di quel che si può immaginare, L’Esiliato esce dai paletti delle classiche storie norrene. Ci racconta invece, per lo più, una rappresentazione della quotidianità del popolo islandese dell’epoca. La divisione in famiglie, l’importanza dell’Althing, dei commerci… in cui però il sangue e la vendetta rimangono inevitabili per un racconto calato in questo contesto storico. L’Esiliato è quindi una storia che si presenta essere abbastanza didascalica, che lascia spazio non solo alla morte, ma volge un’importante sguardo alla dura vita delle persone che vivevano in questa terra nel X secolo.

Un punto da tenere fortemente in considerazione è il tratto grafico. I disegni e la scelta di utilizzare solo il blu ed il rosso, oltre al classico bianco e nero sono qualcosa che si sposa alla perfezione, regalando qualcosa di diverso alle più classiche scelte artistiche. Un alternarsi di tricromia (bianco, nero e blu e bianco, nero e rosso) e quadricromia, in cui tutti e 4 i colori danno vita alla tavola. Il blu viene prevalentemente impiegato per rappresentare i momenti di quiete, e la loro solamente apparenza, attraverso la quotidianità, mentre il rosso per la violenza e le visioni di essa.

Voto: 8,5

Spazio all’autore

Un volume senz’altro immancabile per gli appassionati di tale ambientazione storica, ma da tenere certamente d’occhio anche per gli amanti della nona arte. Un volume che cattura molteplici credenze, tradizioni e “l’invasione” del cristianesimo, che arricchiscono ulteriormente la trama. In appendice un ricco glossario che definisce meglio le terminologie impiegate dai personaggi, anche se capibili già dal contesto in cui si ponevano. Ho trovato questo volume una piacevole scoperta, lontano dalla classiche storie di guerra e saghe dei vichinghi.