L’Immortale – Recensione

L’immortale (Blade of immortal), Mugen no Juunin in originale, è il capolavoro di Hiroaki Samura serializzato tra il 1993 ed il 2012 per un totale di 30 tankobon. L’edizione è stata poi riproposta in 15 volumi, in un formato due in uno, portata in Italia sempre da Planet Manga. In questa occasione Samura ha realizzato delle copertine inedite. La storia, negli anni, ha ricevuto molteplici premi, oltre a degli adattamenti. È stato prodotto un anime, costituito da 13 episodi, seguito da un live-action del 2017 girato da Takashi Miike, in cui il simbolo religioso, di cui porta il nome il protagonista, è stato, purtroppo, censurato.

La storia del manga ha attualmente in corso di serializzazione un sequel, “L’Immortale: Il libro dell’era di Bakumatsu”, pubblicato dal 2019 ed attualmente giunto a sette volumi usciti. Quest’ultimo si svolge durante la riforma degli assetti governativi del Giappone, con l’apertura della nazione alle relazioni internazionali.

L’Immortale è ambientato negli ultimi decenni del XVIII° secolo, più precisamente nell’era Tenmei, durante la metà dello shogunato Tokugawa. Il manga ci presenta una storia cruda e violenta, adatta ad un pubblico più maturo, in cui la cura per i dettagli raggiunge livelli maniacali. Partendo dal disegno stesso, in cui Samura ci regala delle vere e proprie opere d’arte e geometrie nel momento degli assassinii, che andranno a ridursi avanzando con il racconto per l’immenso lavoro che comportavano. Arrivando alla struttura stessa della narrazione in cui ogni singolo personaggio che entra in scena ne diventa il protagonista.

Manji è un abile samurai, dotati di un enorme potere: l’unico modo per ucciderlo è somministrargli un raro veleno. La sua immortalità deriva da un verme, che vive in simbiosi con il suo corpo e gli permette di bloccare il naturale processo di invecchiamento, rimarginando in poco tempo ogni ferita che subisce. Manji, che in passato si è già macchiato del sangue di cento uomini, è pronto ad uccidere mille criminali per potersi liberare dal peso dell’immortalità. Durante il suo cammino, incontra la giovane Rin Asano, unica sopravvissuta della sua famiglia, perita per mano degli uomini dell’Ittoryu. La ragazza chiede aiuto al samurai per potersi vendicare e, dato che Rin gli ricorda la defunta sorella, l’uomo decide di appoggiarla. Ha così inizio la caccia ai membri dell’Ittoryu
– Trama tratta da AnimeClick

L’impatto de L’Immortale

Non è certamente una lettura da prendere alla leggera, ma una volta immersi in essa vi si è pienamene catturati. La narrazione non risulta mai pesante, al contrario la sua scorrevolezza risulta essere uno dei diversi punti di forza dell’opera. Risulterà impossibile da parte del lettore concedersi una pausa, una volta immedesimati nei panni di Manji, coinvolto a suo malgrado tra le vicissitudini di una moltitudine di personaggi e di intrighi. Sono i personaggi, e le loro relazioni, le fondamenta principali su cui Samura ha voluto erigere il proprio capolavoro. Non è un caso che tale parola sia già stata impiegata per ben due volte. Spesso la si trova essere assai abusata, ma delle volte questo accostamento è a dir poco doveroso, anche se il mangaka stesso, guardandosi indietro, rifiuterebbe tale termine.

L’ambientazione di un Giappone violento che fa da palcoscenico allo svolgersi degli eventi è curata quanto brutale. L’impianto storico è anch’esso fondamentale e parte integrante della narrazione. La storia è infatti ricca di riferimenti ad eventi realmente accaduti, oltre a personaggi realmente esistiti, che interagiranno col protagonista, ed alle stesse scuole di spada.

L’arte di Samura

Procedendo con la lettura non si può non percepire il divertimento che ha provato Samura nella realizzazione della storia. Quando un autore è felice, si diverte in quello che produce, il risultato è percepibile nella carta. Ha giocato, soprattutto all’inizio dell’opera, regalando, nei primi volumi, delle spettacolari uccisioni attraverso splash page che imprimevano con delle geometrie le morti dei personaggi, causati dai tagli dell’arma del loro carnefice. Nonostante, come anticipato, tale scelta di rappresentazione è stata accantonata ad opera in corso, probabilmente per le scadenze da rispettare, l’aspetto grafico dei disegni di Samura rimane qualcosa di riconoscibile tra mille autori, in grado di rimanere impresso nella mente di chi ha goduto di tale arte. Uno stile artistico che ha senza dubbio impreziosito una storia che ha dell’incredibile.

Nel corso dei capitoli, man mano che si avanza, si percepisce anche la maturazione che l’autore ha subito nel corso della serializzazione. La sua crescita come artista che, soprattutto negli ultimi 6 numeri originali, raggiunge il suo apice, dopo aver superato un arco narrativo che sembrava porsi come un momento di pausa, andando ad esplorare diversi personaggi e la natura stessa di Manji, in una situazione in cui il nostro eroe è inerme. Il tutto contornato da un pizzico di inevitabile follia.

I personaggi e l’impatto emotivo

La storia arriva, a malincuore, verso il finale. Questo chiude tutto quel che era stato aperto in maniera eccelsa ed è, inoltre, in grado di guardare al futuro. Una conclusione grottesca. Guardando indietro non si vede altro che una scia di sangue e rimpianti, ma anche una nuova vita e un cenno di speranza.

Questo viaggio si fa carico di innumerevoli emozioni. Ci si fa, ancor di più, consapevoli che a questo mondo non esiste giusto o sbagliato. Non c’è bianco o nero, buono o cattivo, salvo rare eccezioni. Ogni individuo è vittima e carnefice dei propri ideali e delle proprie convinzioni. Samura, consapevole di ciò, rende ogni personaggio della storia unico, perfettamente caratterizzato, e con una propria personalità, che non si fa ecclissare da terzi. Tutti posseggono un loro passato, hanno le loro motivazioni per come agiscono ed un’importanza all’interno dell’opera. All’interno della struttura del racconto vengono posti al medesimo livello, nessuno è secondario. Ciò lo testimonia lo spazio che ottengono all’interno del manga, pari a quello del protagonista, Manji, se non maggiore. Tutti sono resi magistralmente, finendo per simpatizzare per tutti loro… o quasi.

Quella raccontata da L’Immortale è principalmente una storia di vendetta. Ma non è solo questo. Intorno vi ruota una vana speranza di cambiare e rinnovare il Giappone, ridando nuovo vigore alla via della spada, andata a perdersi ed indebolirsi, attraverso la ricerca della forza.

Voto: 10

Spazio all’autore

Se non si sa cos’è la vita, come si può sapere cos’è la morte?
L’Immortale lo senti, lo percepisci dentro la pelle. Ne senti il dolore.
L’Immortale è un’opera completa, che raggiunge la perfezione.
I disegni hanno dell’incredibile, raggiungendo di quelle vette, insieme alla storia… se solo si potessero incorniciare tutti. Opere d’arte.
L’Immortale è un capolavoro, è da avere, è da leggere.
L’Immortale è una lezione di vita, una crescita personale.
In una ambientazione rievocativa ed affascinante.