Ogni manga è un’opera d’arte, e Blue Period è una delle più belle.
Cosa vede un artista nel mondo che lo circonda? Perché ha scelto di ritrarre proprio quel paesaggio o quell’oggetto?
Perché ci si sente emozionati o tristi davanti ad un quadro?

L’arte è capace di suscitare emozioni fortissime, sensazioni in grado di scuotere fin nel profondo. E, proprio come è successo a Yatora, riesce a far aprire gli occhi e a mostrare la bellezza in ciò che si dava per scontato, e come anche in ciò che si trovava ripugnante possa nascondersi un gioiello.
Blue Period mostra quello che si cela nella mente di un artista, il modo particolare in cui vede il mondo e il suo desiderio più grande: riuscire a trasmettere un messaggio al suo pubblico.
Tuttavia non è un processo semplice. Si può essere così incantati dal proprio soggetto da perdersi completamente in esso, dimenticandosi del significato che si voleva esprimere.
Oppure pensare troppo alla tecnica e abbandonare l’ispirazione.
Leggere Blue Period è come essere trascinati all’interno di un dipinto. Prima sei solo una tela bianca come tante. Un semplice oggetto inerte.
Poi però eccolo. Un guizzo di adrenalina, un’idea, l’ispirazione. Il pennello che inizia a toccarti timido, poi bramoso, avido. Ti stuzzica, ti spinge al limite, l’apice, la vita. Ti ha dato un’anima.
Tsubasa Yamaguchi con la sua opera desidera mostrare tutte le fasi del processo creativo. Come l’artista arrivi a dare tutto sé stesso per la sua arte, finendo a volte anche con l’odiarsi o sentirsi in colpa per non essere stato all’altezza. Per aver, forse voltato le spalle all’arte.
Quella tra artista e opera è una relazione fragile e solida allo stesso tempo e soggetta alle più diverse interpretazioni e il bello è proprio questo.
Per l’arte non esiste un unico significato. Dipende tutto dall’di chi guarda.