Loki 2 – Recensione episodi finali

Un epilogo agrodolce, eppure meraviglioso nel suo saper chiudere alla perfezione un percorso iniziato tanti anni fa. Tom Hiddelston ha dimostrato fino alla fine di meritare ampiamente questo ruolo, donando a Loki uno spessore e una profondità toccanti e di grande umanità, elevando il personaggio dal rango di semplice villain, fino a renderlo completo sotto ogni punto di vista. Inutile dire che se questa dovesse essere l’ultima apparizione del personaggio nell’universo cinematografico Marvel, non potremmo che ritenerci più che soddisfatti di questo commiato e del ruolo che questo finale avrà sul futuro delle successive produzioni.

Loki si conclude con un finale a dir poco perfetto, confermandosi uno dei migliori prodotti Marvel dell’era post Avengers: Endgame. Pur non essendo totalmente esente da difetti, con una seconda stagione leggermente sottotono rispetto alla prima, la serie ha dimostrato che l’MCU ha ancora qualche possibilità. Questo solo se saprà giocarsi bene le sue carte.

L’effetto nostalgia che funziona sempre

O almeno così dovrebbe. Nel preparare il terreno per il finale di stagione, il quinto episodio mostra tutta l’influenza di Avengers: Infinity Wars e risente di una scrittura non sempre molto accattivante. Dopo lo sconvolgente finale del quarto episodio, Loki si ritrova in una TVA vuota, che inizia a dissolversi sotto i suoi occhi. Nuovamente vittima di incontrollati salti temporali, il Dio dell’Inganno finirà per ritrovare tutti i suoi compagni. A nulla serviranno i suoi tentativi di farsi riconoscere, perché le persone intorno a lui non sono le stesse che lo hanno salvato, non sono le stesse che gli hanno dato una seconda possibilità accompagnandolo nel suo cammino di redenzione. Sono tutti ritornati al loro posto, al ruolo che occupavano nella linea temporale originaria, dove la passione per le moto d’acqua di Mobius trova finalmente il suo perché.

Un piccolo preludio, abbastanza tranquillo e di riassestamento, che prepara il terreno a un dialogo davvero toccante tra Sylvie e Loki. A differenza di tutti gli altri lei sembra essere l’unica a ricordarsi ancora di lui. Rimando ben salda nelle sue convinzioni, la variante costringe il nostro protagonista a riconoscere cosa vuole davvero e soprattutto perché lo vuole. Un ammissione dolorosa, ma anche profondamente umana in cui è difficile non rispecchiarsi. Il dilemma etico se la TVA debba essere ripristinata oppure no, non tocca più semplicemente le necessità del Multiverso, ma i desideri più intimi di Loki, la cui volontà di far ritornare tutto a com’era prima deriva anche dal voler riavere nuovamente la sua famiglia accanto a sé, dal non voler rimanere solo.

Conta il chi

Più importante del dove e del quando, è il chi che conta veramente. Dopotutto non sono forse le persone, più dei luoghi o del tempo che definiscono il nostro futuro?

Loki impara così a controllare i salti temporali che affliggono il suo corpo e che fino a quel momento lo avevano sballottato in giro per le varie linee temporali senza controllo. Mentre tutto intorno a lui continua a dissolversi in un ammasso di filamentosi spaghetti, riesce finalmente a ritornare al momento precedente all’esplosione del telaio temporale. E si ritorna nuovamente al problema originale che ci ha affiancato per tutta la stagione: come impedire che il telaio temporale esploda? Il sesto e ultimo episodio comincia e si conclude con una sequenza di tentativi ripetuti in un lungo arco di tempo – letteralmente secoli – durante i quali Loki non solo diventerà un esperto di fisica e meccanica capace di rivaleggiare con O.B. , ma imparerà a controllare il tempo in ogni suo aspetto.

Dopo numerosi tentativi, tutti infruttuosi e conditi con un pizzico di ironia e comicità, arriva il momento di incontrare nuovamente Colui che Rimane, la cui morte per mano di Sylvie ha scatenato il caos in cui sono tutti coinvolti. Messo di fronte a un nemico apparentemente invincibile e a un destino già scritto, Loki sceglie una terza via, che cambierà tutto.

 So cosa voglio. So che tipo di dio devo essere. Per te, per tutti noi.

Loki – stagione 2, episodio 6

Gloriosi propositi

E’ qui che il cerchio si chiude. Il percorso di maturazione del Dio dell’Inganno giunge a una svolta, una catarsi conclusiva, frutto di tutti i momenti di riflessione e scoperta personale affrontati tra la prima e la seconda stagione. E’ un finale che lascia il cuore pesante, ma che non avrebbe potuto essere affrontato in nessun’altra maniera. La scalata finale verso un trono a lungo bramato non potrebbe essere più faticosa, ma anche più giusta di così. E’ in quel momento che Loki, ora Dio delle Storie, avverte tutto il peso del comando, tutta la solitudine che il ruolo che si è scelto porta con sé. Non un Dio conquistatore, pronto ad assoggettare il mondo al suo volere, ma un Dio che lascia al mondo la libertà di scegliere la sua strada e che nel farlo è pronto a sacrificare la sua, con un atto di libera scelta.

Che dire. Un finale a dir poco superbo che risolleva tutti gli errori e i momenti meno convincenti della stagione. Non capita spesso di trovare conclusioni così perfette, capaci di ricollegarsi con quanto trattato in precedenza all’interno dello stesso show. La centralità della componente umana, la scrittura, rendono Loki una serie davvero difficile da dimenticare. Speriamo di non doverlo fare mai. Per tutti i tempi. Sempre.

Loki 2: Un finale incredibile per una serie incredibile. Non ho davvero parole per descrivere quanto abbia apprezzato questa conclusione, ma anche quanto mi abbia intimamente toccato. Dolorosa, straziante, ma perfetta e non posso non dire che se fosse andata diversamente non avrebbe avuto lo stesso effetto. Un piccolo gioiello che speriamo non rimanga isolato, ma che sia un punto di svolta per l'intero MCU. Visti i pronostici ne avrebbe davvero bisogno. Margherita -_maggie_r

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von 10
2023-11-12T19:33:38+0000