Maison Ikkoku: un’opera corale che racconta l’umanità

Maison Ikkoku è un manga seinen dell’autrice giapponese Rumiko Takahashi, pubblicato originariamente tra il 1980 e il 1987, eattualmente disponibile in Italia in versione deluxe edita da Star Comics

Breve sinossi

Racconta la storia dello studente squattrinato Yusaku Godai, che trova alloggio presso la pensione Ikkoku e si innamora perdutamente dell’amministratrice, la giovane vedova Kyoko Chigusa

Nell’arco degli otto anni durante i quali la storia viene pubblicata, questo amore travagliato vede i suoi alti e bassi, sullo sfondo dell’umanità variopinta descritta dagli altri ospiti della pensione. Ma Maison Ikkoku è più di questo.

Un’opera poliedrica

Maison Ikkoku è un’opera poliedrica in quanto non ha una sola faccia, quella più evidente sicuramente la commedia romantica, ma ha tante facce quante ne abbiamo noi. Quante siamo in grado di vedere. 

Maison Ikkoku è un’opera che parla di noi. Di come siamo o siamo stati squattrinati e sciatti quando siamo o eravamo studenti. Del perché le nostre scelte di vita siano sempre avvolte nel caos. Di quando alla fine, e con molta fatica, riusciamo a far quadrare quasi tutto, anche quando noi stessi non ce lo aspetteremmo.

Un’opera vicina

La Takahashi è un’autrice che riesce lì dove molti, anche molto più famosi di lei, falliscono: la sua storia può essere interiorizzata e fatta propria. E Yusaku Godai, lo squattrinato studente protagonista di quest’opera, riusciamo a vederlo come una proiezione di noi stessi.

Più propriamente dovremmo dire che Rumiko Takahashi è una mangaka, perché Maison Ikkoku è un manga. Non per questo, però, è qualcosa che possiamo considerare lontano: Homo sum, humani nihil a me alienum puto (sono un uomo e nulla che riguardi l’uomo ritengo sia lontano da me), per dirla con Terenzio.

Un’opera corale

Maison Ikkoku è anche un’opera corale. Una delle poche che funziona così bene.

Composta da dieci volumi, racconta di un’umanità diversificata, difficile, a volte perduta e a volte ritrovata. Racconta di persone che trascorrono la loro vita nell’inettitudine e di quelle stesse persone che riescono a venirne fuori. 

Nella coralità di Maison Ikkoku si inquadrano perfettamente tutti i personaggi: rozzi e popolareschi, come la signora Ichinose, pettegola casalinga che spesso si intromette nelle questioni più intime e personali dei due protagonisti; disinibiti e libertini, come l’avvenente Akemi, permanentemente seminuda e lieta di entrare in qualsiasi situazione avvolta nell’ambiguità; cinici calcolatori, come la vecchia nonna di Godai, sempre pronta a bastonare il disgraziato nipote, ma anche pienamente soddisfatta quando quest’ultimo e la giovane Kyoko finalmente riusciranno a trovare un vero punto d’incontro.

Questi e altri personaggi rappresentano lo sfondo finemente cesellato scelto dalla Takahashi per ambientare il suo racconto. La narrazione, come si può anche vedere dalle poche immagini riportate in questo articolo, è veloce e irriverente. Sempre irriverente.

Maison Ikkoku è un’opera che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, dovrebbe leggere. Come l’Odissea, la Divina Commedia e Mark Twain, per fermare a tre una lista che potrebbe continuare all’infinito.

Voto: 10

Spazio all’autore

Personalmente ho letto con grande meraviglia Maison Ikkoku: non credevo che una stessa opera potesse farmi tanto ridere e allo stesso tempo anche farmi commuovere. Questo manga avrà sempre un posto speciale nella mia libreria.