Il 2 marzo, tramite una live e un post su Instagram, la casa editrice milanese annuncia, tra gli altri, Medalist, un seinen riguardante il pattinaggio su ghiaccio. “E allora?” direte voi. Ecco che vi forniamo un paio di dati: vince, nel 2022, il The Next Manga Award (Tsugimanga Awards), nella categoria Miglior nuova serie manga cartacea; nel 2023 si aggiudica il primo premio nella Categoria Generale ai 68esimi Shogakukan Manga Award, sezione che vede nel proprio albo d’oro pietre miliari quali Monster, I am a hero, Golgo 13, 20th Century Boys. Serializzato dal 25 Maggio 2020 su Monthly Afternoon, la serie conta, per ora, sette tankobon.
Riguardante l’autore Ikada Tsuruma si sa ben poco: dopo aver pubblicato, nel 2018 un one shot, Megami ni Nante Narenai (la storia di una ragazza esclusa dai coetanei per colpa di calunnie e diffamazioni), pare che questo sia il primo lavoro serializzato degno di nota.
Vedendo il tratto non si grida certo al miracolo. Acerbo, diremmo. Si nota che l’autore deve ancora berne di china, ma certamente ha personalità. Speriamo in un miglioramento durante la serializzazione.

Uno sguardo alla trama
Il manga pone fin da subito una domanda al lettore: “Ti sei mai sentito in ritardo?“. No, non si parla di tua madre che ti prende a ciabattate in testa perché dovevi prendere l’autobus delle 7:13 per andare a scuola e sono le 9.00. Si parla di vita. Vi è mai capitato di pensare: “Non posso raggiungere questo obiettivo perché sono troppo vecchio”. Guardi a chi ce l’ha fatta, scoprendo magari che è in quel determinato ambito sin dall’adolescenza o dall’infanzia. Ti deprimi, pensi che non ce la farai mai. Forse hai pure ragione. Continui ad arrovellarti sul fatto che se solo fossi nato in una famiglia ricca, se solo fossi figlio di ‘qualcuno’, se solo ti fossi cimentato prima nella tua passione…forse ce l’avresti fatta. Queste sono le fondamenta che sorreggono la trama di Medalist.

Tsukasa, 26 anni, è un freeter, così vengono chiamati i giovani giapponesi con età compresa tra i 15 e i 34 anni che lavorano saltuariamente e non hanno fissa dimora. Degli sbandati. Aveva un sogno: diventare il nuovo Yuzuru Hanyu, scalando le vette del pattinaggio artistico su ghiaccio. Rendere la propria passione un lavoro. Ma Tsukasa non ci riesce. Le cause citate sono i continui rifiuti ai provini, la mancanza di soldi per sostenere la propria carriera e una competitività massacrante che non lascia prigionieri. Gli viene proposto di allenare, ma è incerto. Non si sente pronto, non si sente giusto. Ma non è solo questo. Forse si sta accontentando. Insegnare è un modo per gravitare attorno ad un mondo in cui non è mai entrato davvero. Se solo avesse iniziato da bambino e non a 14 anni, se fosse stato ricco, o gli fosse stata data una vera occasione.
Proprio mentre questi pensieri affollano la sua testa, incontra, al club di pattinaggio Inori, una bimba che come lui vuole iniziare, tardi: 11 anni. Lei gli racconta la sua storia, si allena da sola. Guarda dai libri le skill e cerca di imitarle. Raccoglie vermi da dare in cambio di un’entrata in pista, dato che soldi non ne ha. La madre non vuole che lei insegua questa strada. Già la sorella maggiore aveva fallito e non vede come lei potrebbe farcela. Tsukasa si convince: nessun coach aveva creduto in lui a 14 anni ed è tempo che lui diventi quella figura che non ha mai avuto. Accetta il posto da allenatore e comincia così il percorso con Inori.
Come continua non possiamo dirlo, ma ci sembrano premesse più che sufficienti per dare una chance a quest’opera. Chissà se nel tempo si rivelerà degna o una grande occasione sprecata. Incrociamo le dita.