Moglie di una spia – Recensione

Moglie di una spia è l’adattamento dell’omonima pellicola, Spy no tsuma, del 2020 diretta da Kiyoshi Kurosawa, alla cui sceneggiatura vi è anche il supporto di Ryusuke Hamaguchi. Insomma due nomi di spicco del cinema orientale, ben conosciuti in tutto il mondo. Il film è stato vincitore del Leone d’Argento alla 77° Mostra del Cinema di Venezia, come migliore regia. Ad occuparsi, invece della realizzazione del manga vi è nientedimeno che Masasumi Kakizaki, già autore di opere come Rainbow, Green Blood e Bestiarius, di cui i lettori italiani già da diverso tempo sperano in una nuova edizione. I presupposti per una lettura entusiasmante vi sono tutti. La serie è composta da due soli volumi e portata in Italia da Planet Manga.

Yusaku Fukuhara gestisce un’azienda commerciale a Kobe, e percependo una sorta di fermento nell’aria, lascia a casa la moglie Satoko per trasferirsi in Manciuria col nipote, ed è propri lì che vede accadere qualcosa di sconvolgente. Yusaku decide di rivelare l’incidente al mondo intero ed agisce in tal senso. L’uomo viene accusato di essere un traditore, ma Satoko crede in lui e giura di rimanergli accanto, non importa quali saranno le conseguenze.
Trama tratta da Animeclick

Lottare per la giustizia o per la Patria?

L’opera, attraverso un ricco sfondo storico in cui la narrazione si pone, ci mette dinanzi ad un conflitto morale. Lottare per la giustizia o preferire l’amore per la patria? Denunciare dei crimini di guerra o condannare il proprio Paese?

Siamo negli anni ’40 del 1900, un periodo ben conosciuto da tutti. All’interno dei confini giapponesi l’occidentalizzazione non è vista di buon occhio. Vestirsi con abiti non tradizionali o bere del whiskey è vista come un’attività sovversive, che va contro la patria, finendo per poter essere additati come traditori o spie.

Su questo sfondo, il mondo stava combattendo uno contro l’altro. Il Giappone non era da meno, dato che contemporaneamente era in atto la seconda guerra sino-giapponese. La storia tratta dei crimini commessi in Manciuria, con lo sviluppo di armi chimico-biologiche, attraverso l’Unità 731, un corpo segreto dell’esercito.

Da una fuga di notizie riguardanti tale unità ha inizio il racconto. Il tutto attraverso l’incredibile stile di disegno di Kakizaki che si alterna con l’utilizzo di fotografie. Queste imprimono sia paesaggi che avvenimenti storici, rendendo il tutto ancora più reale. Per ricordarci che ciò che si legge è accaduto davvero, nel rendere l’opera ancora più autentica. Questa continua alternanza non stona minimamente, grazie alle illustrazioni del mangaka che paiono a loro volta delle immagini scattate. Probabilmente il lato grafico dell’opera è la parte più convincente, che cattura da subito il lettore.

L’intoppo nella struttura

Purtroppo la storia si dirama troppo velocemente, soprattutto nel finale. Questo è, oltre ad essere ovviamente coerente con la storia vera, perfetto per chiudere ciò che era stato aperto attraverso le azioni dei protagonisti. Ovvero del prezzo da pagare per la scelta di tradire il proprio Paese con la fuoriuscita di informazioni, anche se riguardanti crimini contro l’umanità. Sarebbe stato in parte più gradevole e funzionale un maggiore approfondimento, piuttosto che correre improvvisamente alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ciò che è in parte il punto di forza dell’opera, quello di alternare la narrazione romanzata della fuga di informazioni da parte della coppia sposata con i fatti storici, n’è anche, probabilmente, il suo punto debole.

Il lettore arriva alla fine della lettura con un leggero senso di insoddisfazione dovuta al fatto che troppo viene tagliato. Ciò non ne rovina la fruibilità, non sono assenti informazioni che impediscono la comprensione dei fatti. Tutt’altro. Il suo scopo era per l’appunto arrivare a quel fatidico momento preannunciato dalle prime pagine. Ma non si riesce a creare un legame emotivo coi personaggi, non si sviluppa un’empatia, si è vittime di eventi già predestinati e portati avanti seconda una causa superiore.

Voto: 7,5

Spazio all’autore

In parte fa pensare a come chi volesse denunciare crimini di guerra volesse muoversi verso l’America, per dare voce a tali atrocità. L’America, vista come la terra delle libertà, la perfezione. Ma ad oggi, guardandosi indietro, quanti crimini di guerra ha commesso l’America? Tale pensiero mi è stato inevitabile durante la lettura. Una lettura che ho trovato coinvolgente, a pieno ritmo. Forse troppo. La velocità del susseguirsi delle azioni non ti permettono di legare coi personaggi, finendo improvvisamente alla fine della Guerra. Il punto dove la storia (sia reale che quella, pur sempre vera, raccontata nel manga) voleva andare a parare. Ovvero al prezzo da pagare per raggiungere la giustizia. Ma alla fine è stata davvero giustizia? La risposta sta a voi, alla vostra percezione della storia e dei fatti.