Come anticipato nella breve recensione del primo volume di Noah of the blood sea, questo secondo capitolo della serie sarebbe stato il banco di prova per la serie di Satomi Yu. Vediamo quindi come si comporta l’autrice a tre volumi dalla fine della sua opera. Ricordiamo infatti che Noah of the blood sea è un manga composto di 5 tankobon, portato in Italia da Star Comics.
Satomi Yu dà una buona prova alla sceneggiatura mantenendo un pacing narrativo serratissimo. Il volume due di Noah of the blood sea, infatti, si fa leggere tutto d’un fiato fino all’ultima pagina in un crescendo senza sosta. Il tutto può essere riassunto con due sole parole, domande e misteri.
I malcapitati protagonisti cercano un modo per sfuggire alla gabbia mortale che è la nave da crociera e si trovano costretti a mischiarsi in prima persona con i vampiri. Kakeru, trascinato da quella che dovrebbe essere Noah, viene portato in una stanza ai livelli inferiori della nave. Qui apprende alcune delle dinamiche della vita della società vampirica e di come si è evoluta nel corso dei secoli. Una proposta (sarebbe meglio dire imposizione?) particolare lo lascia di stucco.
Il piccolo Yu ritrova la sorella Akari, ma pare che ormai per lei sia finita: morsa, vestita con uno sfarzoso kimono e imbellettata a mo’ di bambola da una coppia di nuovi bizzarri personaggi.
Un problema riscontrabile dopo aver chiuso la lettura del volume 2 di Noah of the blood sea riguarda però proprio i personaggi nati dalla matita di Satomi Yu. Eccezion fatta per Kakeru e Akari, il resto del cast risulta per ora dimenticabile al punto che è difficile anche ricordarne il nome. A meno di grandi svolte negli eventi dei prossimi volumi, cosa non da escludere, una rosa di personaggi non incisivi potrebbe rivelarsi un difetto fatale per la serie.
Voto 7
Spazio all’autore
Un buon secondo volume, ma temo che il cast rimarrà anonimo per il resto dell’opera rendendola nel complesso dimenticabile. Il manga si fa leggere molto velocemente, sicuramente fattore di pregio.