Ho sbagliato, ma voglio rimediare.
Ormai sei un caso perso.
Sto facendo del mio meglio.
Tanto rovinerai tutto come al solito.
Mi dispiace.
Saresti dovuto scomparire tu.
È come se ogni gesto, parola e azione si trovassero sotto un riflettore. Costantemente esposti alla critica di giudici sconosciuti. Falsi moralisti a cui piace atteggiarsi, sottolineando gli errori altrui.
Basta un singolo sbaglio per venire etichettati per sempre. E provare a riscattarsi non serve a niente, ormai per il mondo sei feccia.
Koki però continua a provarci.
All’apparenza sembra rassegnato a una vita dura, insignificante, senza senso. Tanto che l’idea di abbandonare il mondo pare molto meglio di questa continua sofferenza.
Però ogni giorno si alza dal letto, esce, lavora, cerca di rendersi utile e quando pare essere finalmente arrivata la fine, non sembra poi così sollevato.
Poi accade l’impensabile. L’incontro con un Angelo.

Magari qualcosa può cambiare.
Ma la sua apparizione non ha nulla a che fare con la concessione di qualche grazia. Anzi, Angelo sente molto più di Koki il peso delle etichette, delle dicerie.
Sono entrambi interrotti, spezzati. Schiacciati dai giudizi del mondo. Insieme però sembrano aver trovato la loro quadra e quando Koki riesce finalmente a far sorridere l’Angelo, cose che prima trovava difficili appaiono semplici.
Finalmente hai qualcuno che ti vede, che ti apprezza, che ti rivolge parole gentili. E l’Angelo ha qualcuno che finalmente riesce a vederlo, ma soprattutto ad ascoltarlo senza fermarsi alle dicerie.
Le cose però non possono restare come sono. Tutto cambia.
Le bolle in cui ci si rifugiava alla fine scoppiano e tocca fare i conti con la durezza della vita. Però mi sa che Koki e Angelo hanno imparato molto l’uno dall’altro. Ora sorridono e non importa come ci vedono gli altri, l’importante è essere noi a sapere chi siamo.
Con One Room Angel la sensei Harada affronta un’altro dei grandi difetti della nostra società e mette in luce le debolezze e paure dell’animo umano.
Sembra assurdo ma basta una parola, per distruggere una persona. Concediamo troppo potere al giudizio altrui, dimenticandoci che i primi ad apprezzarci, dobbiamo essere noi.