Pain Hustlers – Il business del dolore – Recensione

Pain Hustlers è un film Netflix diretto da David Yates che, dopo aver incantato intere generazioni con l’adattamento cinematografico di alcuni capitoli di Harry Potter e di Animali Fantastici, sceglie di dedicare una pellicola a quella che è stata, ed è ancora oggi, la terribile piaga dell’utilizzo e abuso di farmaci oppiodi negli Stati Uniti. Crea quindi un racconto che si ispira a fatti realmente accaduti, basandosi sul libro di Evan Hughes intitolato The Hard Sell.

Il cast è di ottimo livello e vede tra i protagonisti Emily Blunt, Chris Evans, Andy Garcia e Catherine O’Hara, quest’ultima conosciuta soprattutto per aver interpretato il personaggio di Delia Deetz in Beetlejuice di Tim Burton e la mamma di Kevin nei due capitoli di Mamma ho perso l’aereo di Chris Columbus.

Una struttura troppo traballante

Liza Drake è una donna molto spigliata e caparbia che vive una situazione famigliare tutt’altro che stabile. Separata dal marito, senza fissa dimora e con una figlia, si trova inizialmente a dover chiedere sostegno alla sorella per poter sopravvivere. Stanca di un lavoro poco dignitoso e sottopagato, ma soprattutto logorata da questa precarietà, cerca un futuro migliore sia per lei che per sua figlia. Ecco quindi spuntare Pete Brenner, che gli offre quella che sembra essere l’opportunità della vita, lavorare come informatrice farmaceutica per un’azienda della Florida che si occupa della distribuzione di un medicinale a base di oppiodi per la cura del dolore. A questo punto prendono il via una serie di avvicendamenti che vedranno la protagonista immersa in un arco temporale che va dall’ascesa fino al tramonto della Zanna Therapeutics. In tutto ciò è assolutamente apprezzabile il lavoro attoriale di Emily Blunt e Chris Evans, che mettono in scena una buonissima interpretazione. Ma questo è l’unico aspetto positivo della pellicola. La sceneggiatura, nonostante dia vita ad una serie incalzante di eventi, è piuttosto piatta e monotona, dando quella perenne sensazione di non voler decollare mai, rendendo quindi l’intera trama poco coinvolgente. Inoltre, se la prova attoriale di ogni singolo protagonista è molto buona, presi nell’insieme sembrano non riuscire ad amalgamarsi mai perfettamente, unica eccezione è forse il rapporto tra Liza e la figlia. Le vicende scorrono con un andamento troppo veloce, quasi fulmineo, tant’è che ci si trova catapultati da una situazione all’altra senza troppa attenzione per la costruzione degli eventi. Insomma l’intera impalcatura su cui si sorregge il film tende a vacillare parecchio ed è sorretta dalla sola prestazione dei singoli.

Spazio all'autore: Un film interessante, soprattutto per l’attualità dell’argomento trattato e per gli spunti di riflessione che nascono da esso. Peccato per la costruzione troppo rapida della storia e la poca caratterizzazione dei personaggi. Andrea – World Wide Nerd

5
von 10
2023-10-30T19:30:00+0000