La storia di Pinocchio non ha minimamente bisogno di grosse presentazioni, ormai è conosciuta da grandi e piccini. Quasi sicuramente la versione più conosciuta è quella di Walt Disney, ma originariamente (esiste davvero qualcuno che non lo sa?) è stata scritta come racconto per ragazzi da Carlo Collodi.
Il povero falegname Geppetto fabbrica un burattino intagliandolo da un ciocco di legno fatato: che sorpresa quando scoprirà che questi è in grado di parlare e muoversi proprio come un bambino vero! Ma Pinocchio – questo il nome del burattino – si rivela un vero discolo. La Fata dai Capelli Turchini promette a Pinocchio che, se imparerà a comportarsi bene, un giorno potrà diventare un bambino vero. Nonostante l’entusiasmo iniziale del burattino, l’impresa si rivela ardua a causa della sua ingenuità, che lo porta ogni giorno a dare credito a loschi figuri e a non riconoscere mai un saggio consiglio.
– Trama dell’editore
Sulla carta le premesse sono più che ottime, perché da un lato abbiamo una delle storie più famose di sempre e dall’altro uno degli autori manga (e non solo) più importanti in assoluto. Peccato che, a nostro avviso, il risultato sia poco più che sufficiente.

Sicuramente questa versione di Tezuka si pone a metà tra la storia originale ed il film di animazione. Questo perché da un lato il racconto di Collodi era molto più crudo e violento (ndr la morte del grillo parlante) mentre la versione Disney ha volutamente censurato tutte le possibili scene di violenza e crudeltà. Tezuka, come anticipato poco fa, si pone esattamente a metà. Da una parte mantiene la linea più “dura” scelta da Collodi ma non trascura la linea più “infantile” scelta dalla Disney. Saltando volutamente alcuni passaggi più violenti, ma lasciando comunque diversi spunti più profondi e maturi che nella versione animata non sono presenti. Prendiamo ad esempio il Paese dei balocchi, nella versione Disney è poco più che un parco giochi mentre per Collodi e Tezuka è qualcosa di più complicato.
La storia però manca di originalità, ovviamente non era possibile inserire qualcosa di totalmente inventato, ma è del tutto assente il tocco classico di Tezuka. Il suo stile, quello ironico, pungente, ma anche riflessivo, non è minimamente presente in questo volume. Sembra quasi che l’autore abbia fatto il “compitino” di riprodurre in versione orientale un classico delle letteratura occidentale, senza però lasciare la propria impronta.
Spazio all'autore: Da amante folle di Tezuka non mi sento di consigliare la lettura di questo racconto a nessuno. Non va bene per un neofita dell'autore perché credo che finirebbe per abbandonare Tezuka a fine lettura ma, a mio avviso, non merita di essere recuperata nemmeno da chi vuole leggere tutto (o quasi) del mangaka. Onestamente sono rimasto annoiato e deluso da questa storia, forse le miei aspettative erano troppo alte, forse non è così semplice proporre una trasposizione fedele ma allo stesso tempo lasciare una propria impronta. Resta il fatto che ne sono rimasto molto deluso. – Andrea – World Wide Nerd