A distanza di anni dal secondo capitolo Denzel Washington torna nei panni di Robert McCall, ex agente governativo, che tenterà di rimediare agli sbagli commessi in passato.
Per la regia di Antoine Fuqua, The Equalizer 3 è l’ultimo capitolo della saga, ma sarà in grado di intrattenere ancora il pubblico? Lo andremo a scoprire in questa nostra recensione.
Un’Italia protagonista tra tante luci e qualche ombra
Il film nella sua totalità è ambientato tra la costiera amalfitana. Napoli e Atrani ed è forse uno dei punti di forza di questa pellicola. Il saper creare uno spot, spesso talmente lodevole, per ciò che concerne usi e costumi del sud Italia. Al punto da far pensare che The Equalizer 3 possa insegnare, a chi promuove il turismo in Italia, come mostrare il volto migliore del Bel Paese. Tra la vita fatta di mercatini, bar all’aperto e socialità sono tanti gli aspetti che caratterizzano alla perfezione i borghi italiani.
Di contro ci sono anche le classiche Esagerazioni sul come viene raffigurata la mafia. Seppur non ci si inventa nulla talvolta si calca la mano in maniera un po’ troppo decisa andando ad esagerare e andando a perdere quel senso di credibilità.
Un film d’azione ma poco action
Guardando The Equalizer 3 è giusto che il pubblico possa aspettarsi una sana dose di azione cosa che però in questo ultimo capitolo si fatica ad ottenere. Il tutto probabilmente dovuto al fatto che Denzel Washington non possa più sostenere certi ritmi o scene action. In questo modo il regista preferisce creare scene di tensione parlate o sapientemente mostrare Denzel muoversi nella penombra in modo tale da sopperire alla mancanza di azione. Rimane un must di questa saga la violenza brutale, che qui non viene minimamente risparmiata anzi si calca la mano.
Spazio all'autore: The equalizer 3 è una conclusione degna della trilogia ma che non mi sentirei di consigliare a chi vorrebbe passare più di novanta minuti guardando un film d'azione che di questa ne è priva. L'ultima pellicola di Denzel Washingon lavora più sulla tensione e nella creazione dei rapporti dilungandosi talvolta in dialoghi o scene monotone. Ciò nonostante mi sento di promuoverlo, sia per lo splendido spot all'Italia fatta di borghi e paesini che per la creazione di momenti di pathos ricchi di tensione. – Simone – Leviatano