Il quinto film della saga del maghetto partiva ai nastri di partenza come il progetto più complesso da adattare. Il libro della Rowling era estremamente lungo e denso per poter essere trasposto al cinema apportare tagli alla pellicola e così è stato.
Uscito nelle sale italiane nel Luglio 2007 per la regia di David Yates, subentrato a Mike Newell, scelse di dare un’atmosfera sempre più cupa e oppressiva al film, i tagli decisi in tante parti del libro a volte potevano anche essere giustificate ma in molti altri casi no.
L’ordine della fenice
Il film comincia nella famosa e conosciuta little Whinging con Harry da solo al parco e già nella prima scena viene catturato perfettamente lo stato d’animo del ragazzo ancora segnato dai tragici avvenimenti del calice di fuoco. Dudley, cercherà di far arrabbiare Potter, portando il giovane mago al limite di sopportazione tanto che lo costringerà a sfoderare la bacchetta davanti ai suoi occhi per intimorirlo. La paura e terrore negli occhi del cugino era palpabili nonostante le risate dei suoi amici che, non avendo la minima idea di quello che stava succedendo, vedranno Harry come un povero pazzo.
I due cugini si vedranno costretti a fuggire a causa di un improvviso temporale e una volta raggiunto sotto un sottopasso verranno attaccati da due dissenatori. Aldilà della parte poco sensata in cui Harry usa la sua bacchetta per accecare un dissenatore questa scena trasmette la giusta ansia e terrore portando Dudley a cambiare per sempre, anche se tale aspetto non verrà mai approfondito nei film successivi.
Come il Calice di fuoco anche l’Ordine della fenice procede a ritmo serrato, senza un minimo di sosta dovuta anche all’enorme mole di contenuti e alla scarsa durata della pellicola.
Quando Harry verrà scortato da Moody, Tonks e compagni verso una nuova e misteriosa destinazione si consuma una delle scene più banali di tutto il film. Vederli volare sul Tamigi o passare vicino alle imbarcazioni babbane non ha il minimo senso, soprattutto perché Malocchio è un mago molto attento e vigile che mai e poi rischierebbe che Harry si possa rivelare al mondo babbano o peggio a qualche mangiamorte.
Arrivati a Grimmauld Place, Harry rivedrà il suo padrino Sirius e i suoi amici Ron e Hermione che cercheranno di spiegargli come mai non gli hanno mai scritto durante l’estate. Da sottolineare è subito l’intesa tra Daniel Radcliffe e Gary Oldman che rivelerà davanti ad una contrariata Molly Weasley lo scopo di questa organizzazione segreta che lotta contro Voldemort, chiamata ordine della fenice.
Il set creato per casa Black trasmette fin da subito allo spettatore quel senso di rifugio spettrale, con i suoi spazi tetri e stretti, con le sue tante scale e le sue pareti sporche in cui si muove l’elfo domestico Kreacher, servitore della casata da generazioni.

La scelta di portare Harry al ministero con Arthur saltando tutta la parte di casa Black è stata un ottima, andando a privare lo spettatori di parti piuttosto pesanti in favore di mostrare una delle scene più importanti . La parte del processo è ben scritta e girata, si percepisce chiaramente come il Ministro della magia sia ormai privo di ogni senno, imbevuto di potere e avidità. Inoltre si ha un primo sguardo alla futura professoressa della difesa contro le arti oscure, Dolores Umbridge. Magistralmente interpretata da Imelda Stauton.
Poche emozioni

Sorvolando volutamente sulla scena di Voldemort che appare come visione in smoking ad Harry volendo probabilmente ricordare agli spettatori della sua presenza, la parte dei ragazzi nel castello per tutta la durata del film è sorprendentemente noiosa. La magia che permea la scuola di Hogwarts rimane centrale nonostante l’intromissione del del ministero e della Umbridge che rendono la scuola più austera e fredda. Azzeccata come da tradizione per i casting della saga è l’introduzione di un personaggio importante come Luna Lovegood, in ogni scena riesce ad essere fuori luogo proprio come la sua contro parte cartacea facendotela apprezzare fin dalle primissime inquadrature.
Notevole sono le scelte registiche di Yates che mettono in gran risalto l’ascesa della Umbridge accelerando la trama del film e come vengono messi in scena gli incubi di Harry che sono parte centrale dell’ordine della fenice.
Nonostante una buonissima regia e l’aggiunta di personaggi interessanti il film procede senza mai veramente emozionare, il trio risulta per la prima volta spento e mai come in questo capitolo senza la chimica che ha contraddistinto la saga cinematografica. I vari tagli che snelliscono il film e di conseguenza il materiale cartaceo non sempre però sono efficaci, le lezioni con Severus Piton necessarie a Potter per chiudere la mente avvengono in maniera frettolosa e cosi senza grandi emozioni ci si avvia verso il terzo ed ultimo atto.
Silente e Voldemort

Con l’inizio del terzo atto comincia anche l’azione e il pathos tanto attesi, i ragazzi raggiunto il ministero della magia entreranno nella sala delle profezie ben ricreata in cgi daranno l’inizio alla parte più movimentata della pellicola. Qui faremo la conoscenza della terza grande new entry del film, Helena Bonham Carter che recita nei panni di una perfida Bellatrix Lestrange. Nonostante il poco spazio dedicatogli riesce ad incarnarne alla perfezione il personaggio risultando abile e spietata proprio come quando uccide Sirius. La scena più straziante di tutto l’ordine della fenice è ben realizzata e l’urlo improvvisato di Daniel Raddcliffe da l’idea del dolore che è costretto a subire, per l’ennesima volta, il personaggio di Harry.
Tutte le scene che precedono lo scontro finale sono tanto attese, dopo quasi 2 ore di noia, quanto confusionarie. I duelli tra ordine e mangiamorte sono poco comprensibili, non è chiaro perché Moody usi il bastone per scagliare magie o perché i mangiamorti volino al posto di duellare ma il tutto viene salvato dallo scontro tra Voldemort e Silente. Ciò che ne consegue è certamente il duello migliore dal punto di vista cinematografico, l’abilità dei due maghi più forti della loro epoca è visibile e tangibile oltre che appagante per lo spettatore e quando Voldemort cercherà di possedere Harry avremo una scena dal forte impatto emotivo ma dopo tutto questo cosa ci resta?
Purtroppo le scene al ministero, seppur cariche di pathos, sono prive di senso, con ampi buchi di trama che il film non si prende la briga di spiegarti. Come ha fatto l’ ordine ha sapere la locazione dei ragazzi al ministero? Inoltre lo scontro trai due più grandi maghi seppur grandioso dal punto di vista cinematografico è cosi diverso dai libri da risultare fastidioso.
La mancanza più grave però la si ha nella conclusione, il confronto tra Potter e Silente, che tanto svelava nei libri qui viene tagliato, quasi dimenticato. Ciò che veniva rivelato era di fondamentale importanza per Harry, per ciò che gli veniva svelato e per la consapevolezza dei suoi mezzi e del suo futuro ma anche per il lettore che comprendeva sempre più tasselli del puzzle.
L’ordine della fenice è come se si dimenticasse sul finale della perdita più importante, dell’unica figura paterna rimasta al ragazzo chè è sopravvissuto volendo dare più un impronta solare ma risultando solamente sbagliata.
Spazio all'autore: Mai come questa volta ho fatto veramente fatica a scrivere questa retrospettiva di Harry Potter. Il quinto capitolo della saga cinematografica è un film noioso, in cui spiccano solo le splendide new entry e la buona ed intelligente regia. A risultare per la prima volta a deludere sul grande schermo sono proprio Harry, Hermione e Ron. Con quest'ultimo relegato al ruolo di macchietta. Non basta un finale poco sensato, con tante mancanze ma per lo meno dall'alto tasso di pathos a salvare un film che ad un ennesima visione delude. – Simone – Leviatano