“Quando un mietitore va a prenderlo al suo stesso funerale, Wallace comincia a sospettare di essere morto.
E quando Hugo, il proprietario di una singolare sala da tè, si offre di aiutarlo ad “attraversare”, Wallace capisce che, sì, deve proprio essere morto.
Ma Wallace non si rassegna ad abbandonare una vita che sente di avere a malapena attraversato ed è deciso a vivere fino in fondo anche un piccolo scampolo, anche una breve parentesi di esistenza che, se vissuta pienamente, può farsi intera.”
Sappiamo che questa cosa che stiamo per scrivere la si utilizza ormai troppo spesso, ma a questo giro ne siamo assolutamente convinti: “Sotto la porta dei sussurri” è uno di quei libri da leggere almeno una volta nella vita, senza se e senza ma.

Si capisce, pagina dopo pagina, che è un romanzo scritto da qualcuno che è stato molto vicino alla morte e che proprio questo argomento è stato un focus nella sua vita.
La morte non è mai uguale, può essere più o meno dolorosa ma alla fine fa parte della vita e ognuno di noi prima o poi deve farci i conti.
TJ Klune a questo giro tratta tematiche delicate, in modo assolutamente tenero. Solo lui sa gestirle così, lo abbiamo già visto in altri romanzi dell’autore. E abbiamo imparato ad apprezzarlo.
“Sotto la porta dei sussurri” tratta tanti tipi di morte, da quella violenta a quella per malattia, fino a toccare temi spinosi quali il suicidio. Ma questa disamina viene fatta con una delicatezza tale che non ci si sente mai esattamente tristi leggendo le storie dei personaggi, anzi, ci si sente quasi in pace con il mondo. Rasserenati.

La crescita del protagonista, Wallace, deve essere d’ispirazione, e far capire quanto sia importante non dare niente per scontato. Ci deve dare l’insegnamento di vivere la vita al massimo.
Ma anche dei co-protagonisti: da Hugo, con la sua sala da thè (il “Passaggio di Caronte”) a Mei. Passando per Nelson e il suo cane Apollo. Tutti riuscitissimi.
Punto di svolta della narrazione è chiaramente quando Hugo chiede a Wallace se crede di aver vissuto la sua vita al massimo. L’ormai ex avvocato comprende ben presto che la risposta è “no”.
Ha sempre agito in funzione del proprio lavoro, ma senza affetti o passioni che possano definire una vita “vissuta”.
E da qui inizia un lento ma costante cambiamento nella psiche di Wallace, che lo porterà ad apprezzare le piccole cose quotidiane. Ma soprattutto, gli affetti delle persone, vive e non, che gli saranno accanto.
“Sotto la porta dei sussurri” è un’elaborazione del lutto: viviamo ogni fase insieme a Wallace, mentre cerca di accettare la sua morte. Paradossalmente, lui rinasce al “Passaggio di Caronte”, perché trova una famiglia e una casa in Hugo, Mei, Nelson e Apollo. Uno scopo.

I background dei vari personaggi sono assolutamente autentici, ognuno di loro è caratterizzato alla perfezione, con un passato realistico e veritiero.
L’epilogo, va messo in chiaro, è devastante. Perchè affronterà temi e scelte che nessuno di noi sarà mai pronto ad affrontare.
Una valle di lacrime dopo, questa recensione finisce qui. Non vogliamo dilungarci oltre, perchè questo è un viaggio che va assaporato. E gestito da ognuno di noi in maniera diversa.
Fatevi un favore: leggetelo. E una volta letto, consigliatelo ad amici e parenti.
Spazio all'autore: Avevo già letto altro di TJ Klune. E mi aveva già stregato, con la sua narrazione tenera e pacata. A questo giro, ennesimo romanzo che non se ne andrà mai dalla mia libreria. Consigliato a tutti. Assolutamente tutti. Vi lascio con questa citazione: "se vivi abbastanza a lungo da imparare ad amare qualcuno, prima o poi conoscerai anche il dolore". – Francesco – Ravafra