The First Slam Dunk: un rischioso capolavoro

Era il marzo del 1996. L’anime di Slam Dunk si concludeva con una partita tra lo Shohoku e gli all star della prefettura di Kanagawa. Niente finale, niente campionati nazionali. Inoue non era soddisfatto del lavoro svolto da Toei Animation e decide di non concedere i diritti per la prosecuzione della serie. Eravamo ormai rassegnati al fatto che la leggendaria partita tra Shohoku e l’invincibile Sannoh sarebbe rimasta solo su carta. Abbiamo atteso 27 anni. Questo film, però, è molto più di questo, molto più di un’attesa soddisfatta, molto più di una sfida tra squadre liceali. Parla di come uno sport possa diventare la ragione di vita di ragazzi allo sbando, tra bullismo, criminalità, traumi e lutti mai superati. Vedendolo, si capisce istantaneamente che THE FIRST SLAM DUNK è e sarà una delle pietre miliari non del film d’animazione, non del film sportivo, ma del cinema in generale, parere che condividiamo con Sommobuta, Dario Moccia e altri influencer ed esperti di settore.

Una produzione travagliata

Era il 2010 quando Toei propone ad Inoue questo film, andando a rispolverare uno dei capolavori dello spokon. Un rischio non da poco, visti tutti i flop e disastri che remake (e live action) o sequel di capolavori hanno provocato negli anni: dal Re Leone a Pinocchio, da Aladdin a Death Note, solo per citarne di recenti. Inoue riceve un fac simile, un impronta di come sarebbe stato il film. Non gli piace, ma scatta una scintilla. Si trova in un periodo di profonda depressione, non riesce a concludere le sue opere in corso (Vagabond e Real) e sente che questa potrebbe essere un occasione per coronare almeno uno dei suoi tanti progetti incompleti (informazioni provenienti da interviste e dal volume giapponese che parla del film, ndr). Il pubblico non ha mai visto animata quella partita. Passano altri 5 anni prima che lui decida di prendere seriamente questo progetto. Il contentino al pubblico di appassionati non è quello che cerca. Vuole creare qualcosa di diverso, di nuovo. Aggiungere qualcosa all’opera che l’ha consacrato nell’Olimpo dei mangaka e ha fatto diventare il basket popolare in Giappone. Vietato sbagliare. Collabora con l’élite del settore, tra animatori, designer e sportivi, per curare in ogni singolo dettaglio la pellicola (una menzione onorevole all’animazione delle gocce di sudore, tanto iconiche qui, come nell’anime degli anni ’90). La tecnica usata è decisamente sperimentale, un particolare mix di CGI e 2D.

Perché THE FIRST?

La pellicola si fonda sul perfetto bilanciamento tra l’adrenalina della gara contro il Sannoh in CGI (che si comporta bene, tranne qualche sbavatura) e il background dei personaggi, completamente in 2D, in particolare di Ryota Miyagi, il playmaker. Figura poco approfondita nel manga, Inoue decide di presentarci un inedito e traumatico passato, la vera motivazione che lo spinge ad amare uno sport per cui, sulla carta, non sarebbe nemmeno portato. Il ragazzo, infatti, è alto appena 168 cm. Dal conflittuale rapporto con la madre, ai gravi lutti, ai sensi di colpa e complessi d’inferiorità: l’approfondimento psicologico del personaggio è magistrale. Nulla di meno ci saremmo aspettati da Takehiko. Per motivi di spoiler non andremo oltre. Possiamo però dirvi che la voglia di rivalsa, la volontà di riuscire nonostante la difficoltà di non avere la stazza e il talento di altri personaggi, come capirete nel corso del film, saranno emozioni chiave nella comprensione dell’opera. Per quanto riguarda la partita, non diremo nulla, se non adrenalina. Un tuffo nell’essenza più pura di Slam Dunk, un nitidissimo ricordo dell’anime, dalla colonna sonora alla regia. Una nostalgia positiva, che spezza i momenti patetici delle backstories, rendendo la pellicola un’altalena di emozioni .

Rispondendo, però, alla domanda: perché THE FIRST? Questo è il primo passo di Miyagi verso un futuro glorioso in cui nessuno credeva, forse nemmeno lui. Il primo schiaffo ad una vita che troppe volte ha cercato di abbatterlo. Il primo passo per i suoi compagni nella costruzione di una carriera sportiva, che li salva dalla vita di strada, dalla frustrazione e dalla violenza. Il primo passo, metaforicamente, per approcciarsi ad una delle opere sportive migliori che siano mai state create. Che conosciate Slam Dunk o meno, non importa. Che guardiate anime o meno, non importa: parla a tutti. Un capolavoro che non ha bisogno di un pubblico specifico per essere compreso ed apprezzato. Un pezzo di storia del cinema che è venuto alla luce. L’espressione d’amore più pura verso uno sport. il coronamento di un progetto nato in un Giappone che di basket non sapeva nulla e che chiedeva a Jordan, in un’intervista di inizio anni ’90, perché fuori dall’area i punti valessero 3. La celebrazione di come rancore, invidie e disprezzo tra personalità apparentemente inconciliabili sbiadiscano di fronte alla passione e alla complicità di squadra (Akagi, rigido, autorevole, e Sakuragi, scanzonato e sregolato, giusto per citarne due).

Alcune curiosità

  • L’altezza, il nome e la provenienza di Miyagi non sono casuali. Originario di Okinawa, non Kanagawa, prefettura dello Shohoku, tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, proprio quest’isola acquista fama nell’ambito del basket liceale per merito dell’Hedona High School, una squadra di fenomeni. Giunti terzi al campionato nazionale come miglior risultato, la loro altezza media era di 168 cm: un dato insolito, in uno sport dove l’altezza è una caratteristica fondamentale. Okinawa era inoltre l’isola di provenienza del famosissimo maestro Miyagi, che dà il cognome al nostro personaggio;
  • L’autore si convince del progetto dopo aver letto il libro Il leader che è in te di Dale Carnegie, volendo donare un ruolo da “leader”, da protagonista a Miyagi, poco approfondito nel manga;
  • Tra le ispirazioni per Miyagi, necessaria è la citazione a Spud Webb, stella NBA, ex-playmaker, alto 168 cm, famoso per le schiacciate, nonostante la statura (nel 1986 riuscì a vincere la gara di schiacciate all’NBA All Star Game, ovvero l’NBA Slam Dunk Contest).
  • Le ragioni che spingono Miyagi a giocare a basket sono completamente diverse tra manga e film (non anticipiamo nulla per motivi di spoiler).

THE FIRST SLAM DUNK: Un futuro cult da vedere assolutamente, incredibilmente emozionante. Difficile non commuoversi e gasarsi. Profondo emotivamente ed adrenalinico. Per chi è cresciuto con l'anime, sarà un piacevole tuffo nel passato. Francesco – Manwё

9.5
von 10
2023-05-25T16:00:00+0000
Francesco - Manwё
Francesco - Manwё
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