Ben ritrovati con il nostro terzo appuntamento settimanale sulla terza stagione di The Mandalorian. Un episodio che cambia pelle e punto di vista, senza abbandonare del tutto lo sviluppo principale, e che richiama il nuovo approccio dato da Andor allo sviluppo dell’intero franchise. Se vi siete persi il nostro commento al precedente episodio, potete recuperarlo qui e proseguire il viaggio in questa nuova serie.
Una storia che non prende il volo
Din Djarin si è finalmente redento e può tornare ad essere un mandaloriano a tutti gli effetti. Stupisce il molto poco tempo dedicato alla scena in cui il nostro protagonista si immerge nelle Acque Viventi, sia in termini di minutaggio, ma soprattutto per il suo posizionamento a cavallo tra due episodi. Considerato l’importante significato di questa cerimonia, soprattutto per i valori e la cultura del personaggio, un po’ di spazio e di approfondimento in più non sarebbero guastati. Una speranza disattesa anche nei primi minuti di questo terzo episodio. Inseguiti da un nutrito gruppo di caccia TIE dopo aver lasciato il pianeta, Din Djarin, Grogu e Bo Katan si dirigono verso un rifugio dei mandaloriani, dove saranno ospitati e al sicuro dalla minaccia che li perseguita.

La storyline del trio, che sembra destinato a passare altro tempo insieme nel prossimo futuro, fatica a decollare in maniera significativa e non solo per il poco spazio ad esso riservato. Poco mordente e scarsità di significativi eventi sconvolgono le vicende attorno a questi personaggi. Non aiuta il fatto che questa terza puntata punti ad abbandonare momentaneamente questo punto di vista, concentrandosi su una diversa linea narrativa, che strizza l’occhio, e neanche tanto velatamente, all’innovativo approccio adottato in Andor da Tony Gilroy.
Nuovi punti di vista

Seppur questa scelta nella gestione delle varie linee narrative renda la narrazione più corale, distaccandosi così dalla sua impostazione principale adottata nel corso delle precedenti stagioni, si rivela azzeccata e molto ben gestita. I 59 minuti dell’episodio, il più lungo visto finora, lasciano lo spazio necessario perché la storyline si sviluppi a dovere, giungendo a maturazione senza fretta e in modo completo ed esplorando scenari finora mai visti o solamente accennati. Al centro di tutto il Dottor Penn Pershing, responsabile del progetto di clonazione voluto da Moff Gideon, che puntava ad impadronirsi del piccolo Grogu e del suo straordinario patrimonio genetico. Catturato Gideon e smantellata la sua flotta, il buon dottore viene introdotto nel Programma Amnistia su Coruscant, un’iniziativa volta a reinserire coloro che precedentemente servivano l’Impero e che vogliono ricominciare una nuova vita.

Mosso dal desiderio di aiutare la Nuova Repubblica, ma soprattutto dall’ambizione e dalla possibilità di poter realizzare qualcosa che davvero possa aiutare la gente, Pershing spera ardentemente di poter riprendere in mano il proprio progetto di clonazione. A convincerlo dopo le sue iniziali titubanze sarà l’ex ufficiale Elia Kane, anch’essa nel Programma e precedentemente collaboratrice di Gideon.
Uno stile vincente
Mostrando un nuovo lato di sé, questa nuova puntata di The Mandalorian getta una premessa decisamente intrigante sulla futura gestione della narrazione. Lo stile “alla Andor” come potremmo volgarmente definirlo è una scelta vincente, che espande i modi di raccontare il medesimo universo, dandogli nuova linfa vitale e punti di vista mai toccati fino a questo momento. In un solo episodio vengono messe in scena luci e ombre della Nuova Repubblica, dimostrando ancora una volta che anche i buoni hanno un lato oscuro e che tutto si assesta in una zona grigia, dai confini frastagliati e poco definiti. Una gestione decisamente più realistica del nuovo equilibrio politico, che pur mascherandolo, presenta ancora tutto il retaggio delle tattiche del proprio antico nemico.

Su una Coruscant raccontata più nel dettaglio di quanto mai fatto fino a questo momento, si delinea l’immagine di un luogo che seppur mosso da buone intenzioni e dal desiderio di pace, mostra di non aver dimenticato il male ricevuto e sofferto, mantenendolo a distanza, isolato e disumanizzandolo. La Nuova repubblica è qualcosa di reale, tangibile, il cui modo di agire non è tanto lontano da quello di passati governi, apparentemente sepolti eppure così vicini a noi. E si, The Mandalorian sembra scritto da due persone diverse o perlomeno lo sembra questa puntata. Speriamo davvero che si arrivi ad uniformare il tutto e che questa svolta estremamente positiva non sia solo un caso isolato.