Grazie a Vertice 360 abbiamo avuto l’opportunità di vedere, in anteprima, la pellicola The Piper, film che si ispira alla celebre favola “Il Pifferaio di Hamelin”, rivisitata in chiave horror, nonostante anche lo stesso racconto, in molte versioni, abbia dei risvolti decisamente inquietanti.
Di seguito la recensione senza spoiler del film che uscirà nelle sale italiane il 18 Gennaio 2024.
Regia e sceneggiatura – rileggere in chiave moderna un classico
Il regista e sceneggiatore è l’islandese Erlingur Thoroddsen, che durante un’intervista ha dichiarato di aver riletto da adulto la favola del pifferaio magico ed aver pensato che una storia su una melodia maledetta eseguita da un’orchestra sarebbe stato un ottimo climax per una storia. La regia è buona e cerca di mitigare gli evidenti problemi tecnici dati dal basso budget, riuscendoci soltanto in parte nei momenti in cui si ha bisogno di tanta CGI, mentre è deliziosa nelle scene musicali, che sono comunque il fulcro della pellicola.
Sinossi e sviluppo – semplicità, ma con spunti interessanti
A una giovane compositrice viene data l’occasione della vita quando le viene assegnato il compito di finire il concerto del suo defunto mentore. Ma presto scoprirà che suonare quella musica può avere conseguenze mortali, e che le origini inquietanti della melodia possono risvegliare le forze del male.
Interessante è l’incipit sulla morte della mentore e quello che si scoprirà su di lei e sua sorella con il passare della pellicola, ma più che altro, il tutto, sembra essere il pretesto per mettere in mezzo la solita “casa degli orrori” per sfruttare i jumpscare, anche se, per fortuna, è una tecnica di cui il regista non abusa.
Da qui si dipana una storia molto semplice, con conseguenze abbastanza prevedibili, ma che viene arricchita grazie all’idea dell’autore di inserire come figlia della compositrice una bambina quasi completamente sorda, volta a richiamare, per chi conosce una delle versioni del racconto originale, il bambino zoppo.
Il finale finché si resta ancorati all’orchestra ed al realismo (per quanto ce ne possa essere in una storia del genere), funziona ed è molto apprezzabile, soprattutto per la tensione che viene suscitata nello spettatore, grazie anche, ad alcune inquadrature dove viene mostrato il pubblico che assiste al concerto, un po’ come se la telecamera fosse improvvisamente rivolta verso di noi che guardiamo il film. Ad un certo punto però si entra più nel “reame del fantastico” e la pellicola scade molto, con un finale sin troppo prevedibile, da classico film del genere.
I personaggi – l’ultimo film di Julian Sands
Charlotte Hope interpreta Mel, la protagonista della vicenda, che ben si comporta sia nelle scene genitoriali, che in quelle più action, risultando il miglior personaggio della pellicola, grazie anche ad una buona scrittura.
Julian Sands è Gustafson, il direttore d’orchestra nella sua, purtroppo, ultima interpretazione, essendo venuto a mancare, nel classico ruolo di un uomo viscido e senza scrupoli, pur di portare a compimento un progetto.
Effetti visivi e musiche – Croce e delizia
Le parti in CGI, per quanto si possa essere indulgenti dato il basso budget, sono veramente scarse, soprattutto in alcune riprese in campo largo e in alcuni contesti in cui hanno avuto il bisogno di mostrare banalmente dell’acqua. Il villain è già leggermente più credibile, anche se si vede per ragioni di trama pochissimo e quasi sempre in penombra.
Il reparto sonoro, al contrario, grazie a Christopher Young, già autore delle colonne sonore di numerosi film horror, tra cui “The Grudge”, “The Exorcism of Emily Rose” e “Sinister” è il vero punto di forza della pellicola. La melodia, anzi il suono in generale, è l’asse portante del film e senza questo ottimo lavoro da parte del compositore il tutto sarebbe risultato povero e vano.
Considerazioni finali
Il film pur avendo un intreccio semplice e prevedibile, con la sua durata di soli 95 minuti, si lascia guardare, ma soprattutto ascoltare, grazie anche, ad una tensione sempre crescente che nell’ultima mezz’ora ha il suo culmine, pur deludendo proprio nelle battute finali, sia per colpa di una CGI molto scadente, sia per la chiosa finale banalissima e persino inutile.
Spazio all'autore: A mio avviso il film raggiunge la sufficienza e non di più, anche perché, appena uscito dalla sala, ero rimasto molto deluso dalla parte finale. Il mio pensiero era abbastanza negativo, ma sia ripensando alla totalità del film, che scrivendo questa recensione, mi sono reso conto di quanto avessi apprezzato sia alcune scelte registiche, sia la capacità di riadattare sapientemente la favola, sia l’armonia che gli autori sono riusciti a creare tra immagini e suoni ed ho deciso di premiare più questi aspetti positivi. – Mattia – Fidia Nerd