The Witcher: Il Male Minore – Recensione

Il mondo e la storia di The Witcher, che si parli dei romanzi, dei videogiochi o dei suoi adattamenti televisivi, sono sempre stati una metafora della nostra società.
Che sia attraverso i racconti scritti da Andrzej Sapkowski, gli splendidi paesaggi quasi infiniti della magnifica saga videoludica di CD Projekt RED o la serie televisiva di Netflix, The Witcher ci ha mostrato quanto in realtà il nostro mondo sia marcio, con sempre più persone che pensano solo all’apparenza e i deboli e gli onesti che vengono sempre messi da parte.

Chi è il vero mostro?

In un mondo dove l’apparenza è più importante di ciò che si è veramente, quanto è difficile capire chi è la vera minaccia?
Questo è il quesito che si pone Geralt di Rivia, che in questo racconto viene assoldato dal mago Stregobor per uccidere Renfri, un’umana vittima di una maledizione: la cosiddetta Maledizione del Sole Nero. Un’antica profezia secondo la quale, tutte le bambine nate durante un’eclissi solare sarebbero inevitabilmente diventate delle creature malvagie. Geralt non crede a questo tipo di leggende ed è per questo che rifiuta di svolgere il compito.

Successivamente Geralt incontra e conosce bene Renfri, che adesso è a capo di una banda di criminali, la quale gli racconta tutte le ingiustizie e violenze subite proprio a causa della sua maledizione. Ed è lì che sorge il grande dubbio che aleggia in tutta la storia: chi è il vero mostro? Qual è il male minore? Chi sono i buoni e chi sono i cattivi?
Come tutti noi che difficilmente abbiamo la reale possibilità di scegliere, anche Geralt sarà costretto a prendere una posizione che ovviamente non piacerà a nessuno e che lo segnerà a vita.

In questa storia viene anche mostrato il codice che muove il protagonista. Geralt può essere considerato un mercenario, con l’unica regola di uccidere mostri e mai umani.
La grande forza di questo racconto è anche quella di mettere in dubbio questo codice. È davvero giusto uccidere indiscriminatamente mostri o forse anche alcuni esseri umani possono essere considerati tali se non addirittura peggio di certe creature?

L’adattamento di un racconto potente

Se prima di recuperare questo fumetto vi è capitato di leggere tutti i romanzi di “The Witcher”, troverete questo adattamento di poche pagine a dir poco brillante.
L’unico pericolo, quel punto che potrebbe rovinare un po’ la lettura, sono i disegni. Dei disegni con uno stile molto stilizzato che in altre occasioni sarebbe anche andato bene, ma che non si abbinano bene ad una storia densa di tematiche e carica di dettagli come questa.

Al di là dei disegni, che come detto potrebbero rendere la lettura un po’ difficoltosa, il racconto proveniente dal primo libro della saga intitolato “Il Guardiano degli Innocenti” è stato adattato alla perfezione, con i vari personaggi scritti in maniera sopraffina e che rispecchiano il reale animo umano pieno di contraddizioni e punti di vista. Proprio per quest’ultimo elemento si tratta di personaggi con i quali è difficile entrare in contatto ed empatia. E non per l’incapacità dello scrittore, ma perché come nella realtà anche i protagonisti di questa storia non hanno un solo volto.

Spazio all'autore: Da grande fan della saga originale della saga di "The Witcher" e da grande appassionato di fumetti, non potevo non leggere quest'opera che, come detto nella recensione, a parte i disegni riadatta perfettamente e fedelmente uno dei racconti più belli e importanti della grande storia del lungo viaggio di Geralt di Rivia. Alessandro – Comic Books Passion

8
von 10
2024-05-13T16:00:00+0000