A cavallo tra il 1986 e il 1987 Kevin Eastman e Peter Laird stanno avendo grande successo con la serie delle Tartarughe Ninja, a 3 anni dall’esordio auto prodotto della serie, con 1.200 dollari di budget. I due si chiedono per quanto questa gallina dalle uova d’oro possa andare avanti. Decidono così di scriverne la fine, ma, come affermato dallo stesso Eastman, il pubblico aveva altri progetti per loro. Si sa, quando una serie vende, la si allunga. Le Tartarughe Ninja, col passare del tempo, diventano un brand di fama mondiale: 5 film, 3 serie animate, action figure e, ovviamente, il fumetto, che si arricchisce sempre di più con diverse saghe e archi narrativi. Il finale viene quindi messo da parte.
Passano 32 anni e, nel 2018, quella storia viene ripescata. I due autori decidono di mettere un punto, almeno simbolico, alla loro creatura. Una sorta di what if, un salto in avanti di 30 anni rispetto alla serie principale per immaginare quale sarebbe stato il destino del quartetto di mutanti. Non è difficile immaginare, anche a giudicare dal titolo, che dei quattro ne è rimasto soltanto uno, di cui non sveleremo il nome.
Dopo aver perso la propria famiglia il superstite decide di combattere la sua ultima battaglia contro il suo storico nemico: il Clan del Piede. L’unica cosa che resta è la vendetta. Sarà una missione suicida. La conclusione della pluridecennale faida tra i Clan Oroku e Hamato. Shredder, Oroku Saki, vuole vendicare l’uccisione del fratello Nagi da parte di Hamato Yoshi. Nagi, infatti, si era invaghito di Tang, la moglie di Yoshi e dopo un rifiuto aveva tentato di assassinarla, rimanendo ucciso dal marito di lei. Il topo domestico di Yoshi è proprio il maestro Splinter, entrato poi in contatto con il fattore mutageno. Secondo altri archi Splinter è Yoshi stesso. Poco cambia. La rivalità tra queste famiglie li porterà ad un vicendevole massacro. Ed arriviamo all’ultimo Ronin. Il Clan del Piede, governato dagli Oroku, ha sterminato il clan Yamato, rappresentato da Splinter e dalle tartarughe. L’unica superstite è in cerca di vendetta.

Una storia adulta
Superamento del lutto, depressione e tentato suicidio sono solo alcuni dei drammi che la nostra tartaruga si troverà ad affrontare. Una storia non semplice anche per il lettore, che potrà sperimentare assieme al protagonista quanto crudele e dura possa essere la vita. In base alle vostre esperienze, ovviamente, la trama potrà toccarvi in maniera diversa. Forse riuscirete a mantenere il giusto distacco, forse no. Sicuramente per chi ha affrontato il lutto di una persona cara, empatizzerà nei metodi usati dal superstite per ricordare i parenti e sentirsi meno solo: portare con sè i loro effetti personali (le armi in questo caso) o parlargli come fossero vivi. Ogni singola tavola è impregnata di una cupezza a volte asfissiante, stemperata da qualche battuta in stIle TMNT, ma che suonerà sempre agrodolce.
Le raffinate matite di Esau e Isaac Escorza, assieme a Ben Bishop, che rappresentano l’essenza del comic americano steampunk, adoperate per la main story, vengono intervallate per tutto il corso della serie da tavole dal tratto grezzo (quasi abbozzato) di Eastman, queste ultime tutte in bianco e nero. Una scelta non casuale. Queste raccontano infatti i flashback che ci danno il contesto di una storia partita in medias res e ci mostrano i momenti più bui che la nostra tartaruga ha affrontato, momenti in cui il colore della vita, metaforicamente parlando, non si riesce a vedere.


Una piccola critica
I 5 volumetti originali mettono molta carne al fuoco, ma c’è un grande MA: succede tutto troppo in fretta. L’impressione che si ha alla fine è che avremmo voluto sapere di più, vedere rapporti tra personaggi che sembrano svilupparsi troppo in fretta per essere veritieri, condensati in poche tavole. Per motivi di spoiler non si possono fare nomi. Certi eventi sono spiegati molto in fretta e alcuni scontri sembrano un po’ sbrigativi. Queste le uniche pecche per una storia davvero intensa e piena di colpi di scena, che terranno il lettore incollato alle pagine.
Per concludere TMNT: L’Ultimo Ronin è una degna conclusione di una serie diventata un brand di fama mondiale. Certo presenta alcune pecche, ma che non vanno assolutamente a svalutare la lettura, anzi: proprio per il suo pregio avrebbe meritato più spazio, come un bel momento che finisce troppo in fretta. Và letto, quindi? Sì, assolutamente sì. Se amate le Tartarughe Ninja recuperatelo, se non le avete mai lette…leggetelo lo stesso.
TMNT: L'Ultimo Ronin: Guardavo le Tartarughe Ninja da piccolo: leggere e scanzonate, adatte ad un bambino. Mi sono sentito come se la storia fosse diventata adulta con me. Recuperatelo, merita davvero. – Francesco – Manwё